Università, nel Lazio è boom di iscritti: Roma Tre da record (+36% di immatricolazioni)

Sempre più ragazzi decidono di arrivare nella Capitale per completare il proprio percorso di studi

Università, nel Lazio è boom di iscritti: Roma Tre da record (+36% di immatricolazioni)
di Giampiero Valenza
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 10 Gennaio 2024, 06:31

Roma riscopre il suo appeal di città universitaria. Lo dicono i numeri: in cinque anni tutti gli atenei (compresi quelli del Lazio), crescono. Sempre più ragazzi decidono di arrivare nella Capitale per completare il proprio percorso di studi. E Roma Tre ha la performance migliore di tutti: +36% di immatricolazioni se si mette a confronto l'anno accademico pre-pandemia 2019-20 e il 2023-24. Nell'analisi dell'anagrafe nazionale degli studenti del Ministero dell'Università, e che è stata elaborata dal settore di analisi e presentazione dell'Università della Calabria, nella Regione i valori sono tutti con il segno più. E se Roma Tre passa da 5.024 nuovi iscritti a 6.839, anche Tor Vergata ha una grande crescita: da 4.881 a 5.936 (+22%). Il Foro Italico, con la sua specializzazione sportiva, seppur con numeri diversi rispetto agli atenei tradizionali (passa da 362 immatricolazioni a 462), cresce altrettanto, a due cifre: +28%. Bene anche la Sapienza, che cresce però solo dell'1%: va dai 17.117 nuovi studenti ai 17.367, confermandosi l'Università più grande della penisola. L'analisi dell'ateneo calabrese dimostra che dall'anno dell'inizio della pandemia di Covid a oggi, ci sono oltre tremila nuovi studenti in più nella Capitale.

TRA CIOCIARIA E TUSCIA

Nel resto del Lazio, invece, le performance migliori le ha avute Cassino: +15% (da 1.237 immatricolazioni del 2019-2020 a 1.429 del 2023-2024). Aumenta del 3%, invece, l'Università della Tuscia (da 1.302 a 1.338).

L'ANALISI

In sostanza, tutti gli atenei della Regione hanno un segno positivo. La differenza si vede con diverse altre grandi università del Nord: Milano porta a casa un -19% nel quinquennio, Torino un -7% nello stesso periodo, Bologna -3%. Anche i politecnici del Settentrione hanno un calo: quello di Torino scende del 15%, quello di Milano del 2%. Tra le storiche realtà del Nord l'analisi fa spiccare comunque Verona (+35%), Pavia (+11%), Trieste (+17%), lo Iuav a Venezia (+24%). Che ci sia un forte appeal del Lazio lo conferma anche l'ultimo Focus sulla mobilità territoriale di Almalaurea: il saldo migratorio, calcolato confrontando la ripartizione geografica di conseguimento del diploma e quella della laurea, ha il segno positivo nelle Regioni del Centro: +19,9%, secondi solo al 23,2% del Nord. Ancora una volta, Roma diventa d'interesse per le Regioni del Mezzogiorno, dove invece il saldo è negativo per il 26,2%. Dal Sud arrivano in Centro il 13,9 per cento degli studenti: fuorisede che riempiono i quartieri universitari (tra questi, San Lorenzo e le zone del Tiburtino, di San Paolo, Garbatella, del Tuscolano, di Tor Vergata, principalmente), e che comunque concorrono allo sviluppo economico della città. Sono persone che, al termine del loro percorso accademico, decidono se continuare la propria vita nella Capitale oppure se trasferirsi: chi nella propria città d'origine oppure chi decide di andare all'estero e cogliere nuove opportunità dettate dalla globalizzazione. Sulle scelte accademiche, a Roma risultano avere un sempre maggiore appeal le facoltà tecniche (grazie anche all'opportunità dei Tecnopoli, dove le imprese concorrono alla ricerca applicata degli atenei e ai percorsi post-lauream). Ma l'aumento degli iscritti di Roma Tre (che, comunque, si conferma essere secondo a livello nazionale dopo l'exploit di Napoli Parthenope con un +70%), è anche per le facoltà umanistiche o delle discipline sociologiche.

LE NECESSITÀ

L'aumento degli studenti universitari comporta, a cascata, tutta una serie di nuove esigenze in città, a partire da quelle degli alloggi per poi passare ai servizi sanitari. Uno stress su cui Roma è comunque abituata a convivere visto che, storicamente, ha creato un sistema con un indotto profondo. Secondo una recente analisi del Codacons, i fuorisede in città portano nella Capitale una dote tra 300 e 400 milioni di euro ogni anno. Tra alloggio e spese varie, infatti, un fuorisede si trova a dover spendere tra i 900 e i 1.000 euro al mese. Non c'è solo la stanza da prendere in affitto, ma anche i pasti da preparare, gli interessi culturali, i libri, le attività di studio. Un affare che a quanto pare dai numeri, sta diventando sempre più grande.

© RIPRODUZIONE RISERVATA