Truffa del falso incidente, così la banda arrestata a Napoli raggirava gli anziani: le intercettazioni: «Prendiamo pure le fedi, la sua e del marito»

Truffa del falso incidente, così la banda arrestata a Napoli raggirava gli anziani: le intercettazioni: «Prendiamo pure le fedi, la sua e del marito»
di Alessia Marani
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Martedì 28 Novembre 2023, 07:15 - Ultimo aggiornamento: 07:17
Tutto era architettato e studiato a puntino, uno «schema consolidato per attività sempre più delittuose», come scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare per le 11 persone arrestate ieri a Napoli su input della Procura capitolina. Dal call center allestito tra i "bassi" di Forcella partivano le chiamate alle ignare vittime, gli stessi "telefonisti" impartivano sul momento le direttive alle "pattuglie" inviate a Roma composte dai sedicenti avvocati o falsi carabinieri emissari per riscuotere il denaro, bancomat e gioielli necessari per impedire l'arresto o rifondere i danni di fantomatici incidenti provocati da nipoti o figli dei malcapitati vecchietti. Tutti terrorizzati. Come l'82nne Maria che abita a pochi passi da piazza della Repubblica e alla quale la banda ha estorto denaro per ben tre volte. La terza, addirittura, tenendola in "ostaggio" al telefono per ben 6 ore per voce di una finta carabiniera, convincendola a mettersi alla guida della sua auto per raggiungere il capoluogo partenopeo e consegnare a domicilio ulteriori gioielli alla gang. In tutto sottraendole contanti e valori per oltre 80mila euro. Oggi la donna, che fece denuncia al commissariato Viminale, lucidissima ricorda: «Ero andata completamente in bolla, volevo solo aiutare mio figlio. Hanno agito clonando la sua voce». Anche durante la sosta dell'anziana alla stazione di servizio per andare in bagno e fare rifornimento non è stata mai chiusa la conversazione e le veniva detto che era bene che restassero in linea.

«MAMMA AIUTAMI»

La pressione psicologica innanzitutto. A un'altra anziana il falso avvocato, al secolo Vincenzo Oliva, intercettato dagli investigatori di Squadra mobile e agenti di polizia locale, dice: «Raffaele vostro figlio rischia 7-8 anni di carcere, rendiamoci conto... state calma... adesso perde anche il lavoro, ha capito? Perde tutto». Tanto basta per portarle via subito le 800 euro di pensione e 500 di risparmi. A Roma venivano inviati anche dei "perlustratori" per individuare dove e chi colpire: «Pronto we, metti via Martini, vedi attorno alla zona è una bella zona, c'è pure via Ojetti...», ascoltano gli investigatori nelle intercettazioni. La banda non ha scrupoli. Uno dei sodali aggiorna il complice Nunzio Maranta: «Ha detto che ha due fedi, la sua e del marito.. prendiamo pure quelle». Poco importa se le vittime designate sono malate o fragili, la banda che colpisce a raffica, con una sequela impressionante girando per l'Italia, ha la sfrontatezza di prenderle in giro: «Quella sta tutta n'zallanuta.. già quando sono entrata guardava fisso fisso..», ridacchiano al telefono. Non sempre, però, c'era da ridere. Gli specialisti della truffa litigavano tra loro per la mancata equa spartizione del bottino e le donne si lamentavano, in occasione di alcuni arresti, perché dovevano pagare il vero avvocato: «Sono una banda di scemi questi qua».
Per la gip Maddalena Cipriani, tutt'altro. A denotarne la pericolosità sociale la circostanza che si tratti di «persone che passano la giornata nel programmare delitti», mostrando dimestichezza nel delinquere e qualsivoglia remora nel colpire persone anziane e indifese pur di avere guadagni.
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