Fretta e tempi stretti «mal si conciliano» con gli approfondimenti che servono viste le criticità che emergono ogni giorno. Ma, poiché è «imprescindibile per Roma utilizzare questi fondi, data la scarsa capacità della città di programmare in assenza di grandi eventi, una possibile soluzione è dirottare questi fondi» su altre opere di maggiore importante per la mobilità della città. Davide Bordoni, consigliere comunale e da pochi giorni segretario della Lega nel Lazio, prova a trovare una soluzione all’impasse sul progetto della nuova linea tram, difesa solo dalla lobby filotranviaria della sinistra e da un certo mondo di pseudoambientalisti, la Termini (palazzo Massimo), Vaticano (piazza Risorgimento), Aurelio (piazza Giureconsulti, la Tva.
LE CRITICITÀ
«Da giorni leggo di problemi sollevati in merito alla bontà della progettazione della Tva», spiega Bordoni che chiarisce: «l’opera è finanziata in parte con fondi Pnrr, 120 milioni, e in parte con fondi del Ministero dei Trasporti per un totale generale che sfiora i 300 milioni di euro».
L’OPERA
Il tracciato progettato dal Campidoglio e mai sottoposto a nessun vaglio della città - prima fra le opere invarianti, cioè imposte, nel Piano della Mobilità sostenibile, poi senza fare il dibattito pubblico e ora addirittura commissariata - prevede che i binari, dopo Termini, passino per piazza della Repubblica, via Nazionale, via IV Novembre e piazza Venezia, mettendo a rischio anche l’accessibilità di sedi istituzionali come Questura, Prefettura, Vigili del Fuoco. Dopo piazza Venezia, si proseguirà per via del Plebiscito che diventerà una corsia preferenziale, largo Argentina, corso Vittorio Emanuele. Attraversato il Tevere a Ponte Vittorio, la tratta Vaticano passerà sotto gli archi del medievale Passetto di Borgo poi via Porcari e piazza Risorgimento. L’altra tratta, quella Aurelio, invece vedrà i binari accostati al marciapiede del Santo Spirito in Sassia passando davanti l’ingresso del pronto soccorso, quindi, fatta la Galleria sotto il Gianicolo, passerà per via Gregorio VII fino a piazza dei Giureconsulti.
GIUBILEO
«Come è facile capire - argomenta ancora Bordoni - sono tematiche assolutamente delicate che richiedono approfondimenti progettuali che mal si conciliano con la fretta e i tempi strettissimi di un Giubileo alle porte che non ci può consentire di avviare un cantiere che, in caso di problemi all’ordine del giorno a Roma, rischierebbe di rimanere aperto in pieno centro storico». Da qui la proposta di spostare i fondi su altre opere magari anche «sull’altra tranvia, quella della Palmiro Togliatti». Poi, chiosa Bordoni «Dopo il Giubileo, dopo aver meglio calibrato il progetto, alla luce delle problematiche emerse, allora faremo ripartire il cantiere».
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