Entro la fine del mese riaprirà il 50 per cento delle dotazioni dell'ospedale di Tivoli, soprattutto tornerà a funzionare il pronto soccorso che sarà allestito in un container nel cortile. Il cronoprogramma esatto verrà stilato oggi in un incontro in Regione tra il direttore generale della Asl 5, Giulio Santonocito, e il responsabile della Direzione regionale per la Salute e l'integrazione sociosanitaria, Andrea Urbani. Ieri c'è stato, inoltre, un sopralluogo nel piano meno tre del nosocomio tiburtino dove è scoppiato il disastroso rogo che, nella notte tra l'8 e il 9 dicembre, ha messo kappaò la struttura e provocato tre vittime, due donne e un uomo, tutti anziani.
Obiettivo: verificare le condizioni della centrale elettrica di ultima generazione che supportava le principali apparecchiature e gli ascensori, attualmente sotto sequestro giudiziario. Ci vorrà ancora del tempo prima che la Procura di Tivoli ne autorizzi il dissequestro, dal momento che a scatenare l'incendio, le cui fiamme e fumo si sono propagati velocemente poiché alimentate da un enorme cumulo di rifiuti ospedalieri lasciati nel cortile e addossati alla facciata esterna, oltre a una sigaretta potrebbe essere stato un corto circuito.
L'ALIMENTAZIONE
Per questo, la Asl sta avviando delle trattative per prendere a noleggio una centrale elettrica autonoma da potere collegare alla rete cittadina e, una volta ricevuto il benestare del gestore di rete, dunque, sarà possibile tornare a erogare l'energia necessaria al funzionamento di ulteriori blocchi. Si attende anche il dissequestro del corpo ascensori dell'Ala B dell'ospedale che dovrebbe avvenire in tempi più brevi. È previsto a breve un nuoco incontro tra il sindaco di Tivoli Giuseppe Proietti e il procuratore capo Francesco Menditto per fare il punto della situazione e indicare i tempi prevedibili della restituzione delle parti tuttora sequestrate. Oggi, intanto, si cominceranno a delineare i passi ulteriori per la riapertura parziale dell'ospedale.Recente l'allarme lanciato dai sincadati, Cisl fp e Assomed, riguardo alla migrazione di medici specialisti e infermieri in altri presidi e Asl di Roma e del territorio. «Senza certezza sui tempi di riapertura - afferma Dimitri Cecchinelli, Cisl fp Asl 5 - il personale è in fuga e cerca stabilizzazioni altrove». Come nel caso dei nove emodinamisti rimasti senza una struttura territoriale dove svolgere interventi cardiovascolari.