Roma, racket degli svuotacantine: i rifiuti finiscono nei campi

Attratti dai profitti, ex rapinatori e pusher hanno riconvertito le loro attività criminali

Roma, racket degli svuotacantine: i rifiuti finiscono nei campi
di Alessia Marani
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Sabato 15 Aprile 2023, 06:09

Gli investigatori dell'Antimafia sono chiari: il business dello smaltimento dei rifiuti, fino ai livelli «più bassi», è il secondo più redditizio dopo quello della droga. E lo sanno bene i clan e i loro affiliati che si stanno riorganizzando nella Capitale per occuparsi del business. Quello più significativo e in continua crescita è il fenomeno collegato degli svuotacantine illegali che stanno trasformando campi e terreni a ridosso del Gra in pericolose discariche a cielo aperto.

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Nella zona dell'Albuccione, tra Guidonia e Tivoli, per esempio, è in corso un tentativo di bonifica di terreni sequestrati dalla Forestale che rasenta lo sforzo titanico: serve un milione di euro per risanarli. Soldi che le amministrazioni locali non hanno. Nella Capitale il conferimento improprio di calcinacci nei cassonetti dell'umido rallenta le operazioni di raccolta nelle discariche: i camion con materiali "inquinati" vengono fermati e dirottati agli inceneritori.

Con extracosti per Ama.


IL RECORD
Non passa giorno che gli specialisti della polizia locale e i carabinieri non sorprendano operatori abusivi all'opera. Ma ciò che ha fatto scattare l'alert anche in Commissione parlamentare antimafia è il sistema di riconversione in atto di non più giovani pusher e, soprattutto, rapinatori romani che si stanno trasformando in operatori abusivi. Eclatante il caso di un cinquantenne che vive in un alloggio occupato al Quarticciolo. Lui e il suo "staff" hanno accumulato già duemila sanzioni: un record. «Le rapine? Non le faccio più, troppo rischioso entrare armato in una banca o in una farmacia dove ormai il contante non gira più», la sua giustificazione davanti agli agenti. Il rischio di andare in galera (specie se si hanno precedenti alle spalle), è pressoché pari a zero, mentre il guadagno è assicurato lo stesso. Il dato emerge dallo screening sulle denunce penali che la Procura di piazzale Clodio riceve ogni anno e che rappresentano, a dire il vero, solo una parte residuale delle sanzioni comminate complessivamente agli abusivi, che hanno carattere puramente amministrativo: otto fascicoli su dieci, infatti, riguardano personaggi che, a una verifica allo Sdi, la banca dati interforze, risultano avere precedenti.

Solo i forestali dell'Arma del Nipaaf, il Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale nel corso del 2022 ne hanno denunciati 51, ma c'è da considerare che ogni singola stazione cittadina dei carabinieri conta ciascuna una trentina di denunce spiccate per smaltimenti ambientali illeciti. Numeri simili arrivano dalla Polizia locale. Ma qui il grosso dei controlli è svolto dagli specialisti del Nad, il Nucleo ambiente e decoro che nello stesso periodo ne hanno sorpresi e denunciati oltre una trentina. Ma l'anno precedente ancora, nell'ambito di una unica operazione, ne avevano incriminati quasi altrettanti. I Retake romani durante la loro crociata contro adesivi e cartelli che pubblicizzano illegalmente l'attività di trasportatori/vuota cantine, hanno mappato un migliaio di operatori fuorilegge. Ma lo zoccolo duro è rappresentato dai Casalesi transfughi nel Lazio e da alcune delle famiglie slave di ex provenienza dai campi nomadi, tra gli Halilovich e Sulimanovic. Le utenze pubblicizzate sono intestate a senza fissa dimora, nullatenenti e che non hanno nulla da perdere (né pagano le sanzioni). Scrive la Commissione parlamentare sulle ecomafie: «Dietro la pubblicità di "traslochi e trasporti" o svuota-cantine si celano soggetti delinquenziali ex criminali che hanno trovato redditizio prestare la loro opera come trasportatori, facendo capo, in alcuni casi, a vere e proprie organizzazioni», evidenziando «la mancanza di un elenco nazionale dove vengono inserite tutte le sanzioni comminate» fatto che mina alla base ogni indagine su scala allargata oltre i confini della singola caserma o gruppo di polizia.


CITTADINI INGANNATI
Non basta. A complicare le cose su Roma è l'ultima circolare della Procura che raccomanda agli investigatori di procedere al sequestro dei mezzi solo qualora i proprietari dichiarino di non poterli custodire. Così finisce che ai depositi giudiziari (il cui costo è troppo oneroso per il tribunale) si ricorre in casi estremi e i furgoni continuano a circolare. Il business secondo i calcoli della Commissione è «davvero ragguardevole» considerato che ciascun operatore illegale svolge uno o due "lavori" al giorno per cifre che vanno dai 500 ai 1000 euro, si aggira su almeno 45 milioni al mese. Ne sa qualcosa il parroco di una chiesa dell'Aurelio che ha contattato sedicenti professionisti tramite un sito che millanta credenziali. Ha sborsato cinquemila euro, in attesa di avere la ricevuta. Mai avuta.
 

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