Ha gridato: «Vi ammazzo tutti, siete dei mafiosi», poi ha puntato la canna della Glock 45 e premuto il grilletto contro i vicini di casa riuniti nell’assemblea annuale. Una mattanza: i tre capi del direttivo sono morti sul colpo, altre quattro persone sono rimaste gravemente ferite.
Avrebbe continuato a sparare ancora il killer, Claudio Campiti ex assicuratore di 57 anni, se non si fosse bloccata l’arma e non fosse stato bloccato a terra e disarmato dai superstiti e quindi arrestato dai carabinieri del Nucleo Radiomobile. Una pioggia di proiettili, sangue e grida quella che si è consumata ieri mattina alle 9.30 nel gazebo di un bar (Al posto giusto) preso a noleggio di via Monte Giberto a Fidene, periferia a Nord della Capitale. Dove si era appena aperta la riunione di approvazione del bilancio di fine anno del consorzio Valleverde, un comprensorio di case vacanza in provincia di Rieti, sul lago del Turano e dove però Campiti viveva tutto l’anno.
Un agguato studiato e ben organizzato secondo gli investigatori: la Procura gli ha poi contestato anche la premeditazione.
Precisiamo che in una precedente foto pubblicata con l’articolo era ritratto un soggetto totalmente estraneo alla vicenda. Ce ne scusiamo con l'interessato.
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Sparatoria a Roma, i feriti
Il movente: ad armare la mano dell’assassino sarebbero stati gli anni di minacce e di accuse reciproche con gli altri consorziati di Vallaverde. Ieri mattina Campiti è andato al poligono di Tor di Quinto dove era socio. Una volta noleggiata l’arma e due caricatori, è uscito senza destare alcun sospetto. Invece ha puntato la macchina, una Ford Ka, verso il bar di Fidene dove alle 9.30 era fissata la riunione annuale.
Arrivato al gazebo, si è chiuso la porta alle spalle, ha estratto la pistola dalla giacca e ha iniziato a sparare come un cecchino contro i suoi vicini. Meno di dieci colpi esplosi e un altro caricatore in tasca, oltre a 170 proiettili che gli sono stati trovati negli abiti: ma l’arma si inceppa.
Il bilancio della tragedia è tuttavia pesantissimo: sono morte sul colpo le contabili Sabina Sperandio, 71 anni, Elisabetta Silenzi, di 55 anni, Nicoletta Golisano, di 50 anni. Altre quattro persone sono gravemente ferite. «Sembrava un Carnevale, non mi ero resa conto di ciò che stava accadendo. Alcuni minuti prima ci eravamo spostati di sedie e avevo fatto accomodare le persone poi coinvolte nella sparatoria» racconta sconvolta Bruna Marelli di 80 anni, presidente del consorzio e colpita da uno dei proiettili di Campiti che le hanno trapassato il polmone destro.
In gravi condizioni e ricoverato nello stesso ospedale, anche Silvio Paganini, di 67 anni, che per primo si è avventato su Campiti e che nel tentativo di disarmalo è stato ferito con un proiettile al volto. Feriti anche Fabiana De Angelis, di 50 anni ricoverata al Sant’Andrea e Carlo Alivernini, trasportato all’ospedale Pertini perché colto da infarto durante la sparatoria.
Gravissimo l'episodio di violenza che sconvolge la nostra città. Tre vite spezzate e feriti gravi per una sparatoria durante una riunione di condominio. Sono in contatto con il Prefetto e domani parteciperò al Comitato per l'ordine e la sicurezza. La mia vicinanza alle famiglie.
— Roberto Gualtieri (@gualtierieurope) December 11, 2022
IL MOVENTE
Spetta ora ai militari del Nucleo Investigativo di via In Selci, che hanno eseguito i rilievi con i colleghi della Compagnia di Montesacro, ricostruire la sequenza della sparatoria. Con i carabinieri del comando Provinciale stanno indagando anche nel passato di Campiti. A partire dalla tragedia che potrebbe averlo segnato. Nel 2012 ha perso il figlio 14enne, Romano, morto a causa di un incidente sulla neve sulla pista della Croda Rossa in val Pusteria.
Per la morte del ragazzo che stava trascorrendo la vacanza con i genitori e le due sorelle, sono stati poi condannati l’amministratore delegato della Drei Zinnen Spa (ex Sextner Dolomiti Spa) e il maestro di sci. Ma Campiti si era trasferito nel consorzio di Vallaverde già dal 2009. Uno dei pochi residenti fissi. I problemi sarebbero iniziati fin dai primi mesi.
«Aveva una situazione particolare, irrisolvibile. Pretendeva di rendere abitabile lo scantinato di un palazzo in costruzione. Ma non si poteva fare» spiega Stefano Micheli, sindaco di Rocca Sinibalda, uno dei due paesi del Reatino sui quali insiste il Consorzio Valleverde. Una situazione degenerata nel tempo tanto da spingere Campiti ad aprire un blog “Benvenuti all’inferno” in cui attaccava la gestione del comprensorio. C’è infine un ultimo passaggio che i militari stanno vagliando: l’ex assicuratore aveva richiesto nel 2020 il porto d’armi che non gli era stato accordato ma non per problemi di natura psichiatrica, mai diagnosticati. Quanto più per la sfilza di denunce e segnalazioni piovute dai vicini. Il killer avrebbe continuato a covare risentimento e rabbia fino a ieri mattina, quando si è trasformato in un cecchino.
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