Ufficio Immigrazione di Roma, il racket dei saltafila: «Pagate per avere prima i permessi»

Via Patini presa d’assalto dagli stranieri che devono ottenere il lasciapassare. C’è chi si aggira fra la folla offrendo di sveltire la pratica in cambio di 800 euro

Ufficio Immigrazione, il racket dei saltafila per chiedere i permessi
di Alessia Marani
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Mercoledì 1 Marzo 2023, 07:30

Sarà un caso, ma la quasi totalità delle domande di richiesta di asilo politico presentate nel Bel Paese, quasi il 90 per cento, approda all'Ufficio Immigrazione della Questura di Roma. Insomma, si sarebbe sparsa la voce tra le comunità straniere che nella Capitale sia più facile ottenere il lasciapassare. E c'è chi ne approfitta per chiedere addirittura il "pizzo" agli immigrati, bagarini violenti, spesso connazionali, che danno vita a un autentico racket dei saltafila.

A caro prezzo: per accaparrarsi la prima fila la somma richiesta arriva anche a 500-800 euro.
Soprattutto, negli uffici di via Patini, a Tor Sapienza, si può accedere anche al di fuori degli appuntamenti prenotati: ossia mettendosi in fila.

Ed ecco la caienna dei desperados - alla mercé di piccoli kapò pronti a speculare sui loro drammi e dolori - che arrivano al tramonto, montando persino le tende, e si accampano fino al mattino e per poi rimanere tutto il giorno con la speranza di entrare (e chi non può rimanere allunga una "mancia" a qualcuno che gli tenga il posto). Si mangia, si dorme e si fanno i bisogni all'aperto.


LA FAVELA
La favela improvvisata sui marciapiedi fino a occupare la pensilina del bus e a invadere strada e marciapiedi fa il paio con il vicinissimo campo rom di via Salviati, un non mondo immerso nel degrado e nel pattume che fa parte della cosiddetta galassia dei campi nomadi abusivi ma "tollerati" dal Campidoglio.

L'altra sera si è alzata la voce degli agenti della Polizia locale costretti a fare da piantoni all'ingresso del campo nomadi e a rimanere immobili davanti allo spettacolo indegno per cittadini e aspiranti tali. Marco Milani, segretario romano del Sulpl (Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale) in una nota ha denunciato l'imbarazzo dei colleghi, alcuni paradossalmente in servizio nello speciale gruppo Spe, Sicurezza Pubblica Emergenziale, che come mission avrebbero proprio il controllo e sgombero degli insediamenti abusivi.

«Da circa una settimana un vero e proprio accampamento spontaneo è sorto su via Salviati, proprio a ridosso del muro di recinzione dell'Ufficio stranieri - afferma nella nota - Dapprima pochi giacigli, di chi probabilmente intendeva assicurarsi un posto tra i primi della fila al momento dell'apertura degli uffici ma con il passare dei giorni, sono comparse ed aumentate vere e proprie tende, riducendo visibilità e la sicurezza per chi si trovi a transitare su una strada dove le macchine sfrecciano. Inutile la presenza delle nostre pattuglie. Forse è ora che qualcuno riprenda in mano le redini di un Corpo che, tra carenze di organico e bizzarrie gestionali, non dà bella prova di sé?».
Ogni giorno, secondo dati della Questura, in via Patini gli agenti e il personale amministrativo sbrigano un migliaio di pratiche. L'ufficio richiedenti protezione internazionale riesce a completare una ventina di appuntamenti per turno. Oltre a questi fuori c'è l'orda che preme per entrare. Non sarebbe difficile stupirsi se in questo caos anche ai poliziotti più attenti potesse sfuggire una dichiarazione o un documento falso. Interrompere una pratica significherebbe bloccare l'intero meccanismo.


«DIGITALIZZARE»
Dopo la denuncia del Sulpl, ieri la polizia ha provveduto a rimuovere la tendopoli e ad allontanare le centinaia di persone che erano in fila, sotto la pioggia e al freddo. Come? Dando un appuntamento a tutti coloro che erano in strada, scaglionando le date nel tempo. Nel tardo pomeriggio era attesa l'Ama per rimuovere i cumuli di materassi, rifiuti, resti di pasti e cartoni rimasti ammassati lungo il perimetro dell'edificio. Ma in serata, già erano arrivati altri immigrati. Sul caso è intervenuto anche Fabio Conestà, segretario generale del Mosap, del Movimento sindacale autonomo di polizia: «Digitalizzare le istanze, rendendo possibile l'invio telematico della documentazione per una prima verifica - dice - potrebbe contribuire alla soluzione del problema. Salvo poi fissare un appuntamento come necessario».
 

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