Ipa Roma, allarme bilancio: il commissario congela i soldi dei comunali: in mille avevano chiesto di prelevare (4 milioni in tutto)

Al momento si liquidano soltanto le quote degli iscritti a chi va in pensione o ai loro eredi

Ipa Roma, allarme bilancio: il commissario congela i soldi dei comunali: in mille avevano chiesto di prelevare (4 milioni in tutto)
di Francesco Pacifico
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Giovedì 22 Giugno 2023, 06:16 - Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 16:09

I primi a essere a beffati sono un migliaio di dipendenti comunali. Ma altri 4mila rischiano di trovarsi nella stessa condizione. I mille - subodorando l'area che tira in Ipa - hanno presentato domanda per revocare la loro iscrizione all'istituto di previdenza e assistenza dei travet capitolini. Ma quando hanno chiesto indietro i soldi versati (parliamo in totale di 4 milioni di euro, 4mila procapite in media) si sono sentiti rispondere dall'attuale gestione commissariale che è sospesa la facoltà di recesso anticipato. Al momento si liquidano soltanto le quote degli iscritti a chi va in pensione o ai loro eredi.
La decisione, l'attuale commissario straordinario Antonio Lanza, l'ha ufficializzata con una determina dello scorso 16 giugno. Nella quale si legge che, anche in attesa della due diligence sui conti e dopo i rilievi della Corte dei Conti, si è deciso di «sospendere (...), e comunque non oltre il 31 dicembre 2023, l'erogazione di ogni somma connessa all'esercizio del recesso anticipato», a meno che «i contributi previdenziali spettanti siano stati già parzialmente erogati». Cioè ai soci in pensione.
Una manovra da brividi, che in altri enti previdenziali e assicurativi fa temere il default. Come da brividi è il deflusso degli iscritti che dall'istituto dovrebbero ottenere un'integrazione alla pensione a fine carriera e alcune agevolazioni per esempio sui prestiti. Infatti non si ferma la fuga da Ipa: nel 2017 gli iscritti erano 30.250 (27.112 in attività), a maggio di quest'anno sono scesi a 18.297 (16.793 quelli ancora in servizio), con relativo crollo dei versamenti nelle casse dell'ente. E forse non potrebbe essere altrimenti per tutti gli scandali dell'ultimo triennio.

IL MAXI BUCO

L'ex commissario straordinario Fabio Serini denunciò ai tempi della giunta Raggi un buco da 51 milioni di euro. Perdite legate a prestiti a tassi generosissimi a soggetti considerati da qualsiasi banca inaffidabili; bonus per vacanze studio pagati ai figli dei dirigenti; speculazioni finanziarie con le quote degli iscritti su prodotti d'investimento rischiosi; senza dimenticare gli straordinari galattici su stipendi di chi, in distacco da Roma Capitale, si era trasferito all'Ipa senza mai ammazzarsi di lavoro.
A dare il colpo di grazia la Corte dei Conti lo scorso marzo.

Non ha solo confermato «la scarsa trasparenza nelle regole sull'erogazione dei prestiti agli iscritti e sulla valutazione del merito creditizio, con plurime situazioni di sofferenza nel rimborso e necessità di intraprendere numerose iniziative di recupero dalle prospettive incerte». Ma ha denunciato sia «un sensibile deterioramento della situazione finanziaria e patrimoniale, favorito dalla continua decrescita del numero degli iscritti», sia «la sostanziale inerzia dell'amministrazione comunale nell'esercizio dei propri compiti di indirizzo e vigilanza». Che è debitore verso la controllata di 10 milioni e a questo punto potrebbe anche rispondere del caos in atto.

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Lanza, per motivare lo stop a recessi, ha spiegato che la tempistica ordinaria per liquidazione dei contributi «non è più sostenibile poiché non tiene conto degli equilibri complessivi di un sistema, come quello previdenziale che si basa sull'impiego degli accantonamenti dei contributi versati dal personale in servizio anche per la liquidazione delle somme maturate dagli altri aventi diritto o dai loro eredi». Tradotto, le contribuzioni calano e anche dopo il 31 dicembre non si tornerà alle vecchie modalità dei recessi anticipati.
Già prima della determina del 16 giugno, la gestione del commissariale aveva introdotto altre strette: per esempio le richieste di prestiti all'Ipa vanno autorizzate dal Direzione del personale di Roma Capitale. Più in generale, dall'ente trapela ottimismo perché la riserva matematica, le risorse che i lavoratori pagano per riscattare sulla pensione i periodi lavorati, è pari a 35 millioni di euro: pari ai crediti erogati e che gli iscritti stanno onorando. Ma accanto a questi, ci sono altri 7 milioni di prestiti che nessuno restituirà.

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