Roma, il caso dei prestiti ai comunali: «Una gestione opaca dei fondi». Nel mirino dei giudici i bilanci dell’Ipa

La relazione della Corte dei conti contesta anche il continuo ricorso ai commissari

Il caso dei prestiti ai comunali: «Una gestione opaca dei fondi». Nel mirino dei giudici i bilanci dell’Ipa
di Michela Allegri
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Mercoledì 8 Marzo 2023, 00:51

Prestiti erogati e mai recuperati, crediti vantati - e non riscossi - nei confronti del Campidoglio, personale reclutato tramite agenzie esterne, la gestione commissariale prorogata in modo «patologico». Le irregolarità e le anomalie nella gestione dell’Istituto di previdenza e assistenza per i dipendenti di Roma Capitale, che hanno contribuito a scavare una voragine nei conti e a portare l’ente a un passo dal dissesto, vengono messe nero su bianco dalla Sezione regionale di controllo della Corte dei conti per il Lazio, che bacchetta il Comune nella relazione sulla situazione finanziaria dell’Ipa. Manca un assetto organizzativo interno efficace e ci sono lacune e ritardi negli adempimenti di bilancio, dove molte voci - come quella sui crediti vantati nei confronti del Campidoglio - sono considerate «incerte».

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«POCA TRASPARENZA»

I magistrati sottolineano anche la «scarsa trasparenza nelle regole sull’erogazione dei prestiti» agli iscritti, con lentezze e difficoltà, ma anche vere e proprie negligenze, nelle iniziative di recupero crediti.

Tutti dati sui quali la magistratura contabile sta già indagando. I problemi non sono finiti: negli ultimi anni la situazione finanziaria e patrimoniale dell’Ipa si è deteriorata anche a causa della diminuzione del numero degli iscritti. E di fronte a tutto questo, sottolineano i magistrati, l’amministrazione comunale ha risposto con «inerzia». Ora Roma Capitale avrà sei mesi di tempo per «adottare le necessarie misure correttive».

I magistrati descrivono una «situazione di indeterminatezza e opacità della gestione contabile», con vere e proprie «lacune e ritardi negli adempimenti di bilancio». Una delle situazioni più gravi riguarda i prestiti con «scarsa trasparenza nelle regole sull’erogazione agli iscritti e sulla valutazione del merito creditizio, con plurime situazioni di sofferenza nel rimborso e necessità di intraprendere numerose iniziative di recupero dalle prospettive incerte». Nella relazione si legge che l’Ipa vanta crediti, per prestiti a favore degli iscritti, per un totale di 46.630.223 euro, al 31 marzo 2022. Molto denaro è stato sprecato, come emerge da un dato preoccupante: nel verbale del Collegio dei revisori del 4 marzo 2022 si dà conto della «mancata comunicazione (da parte dell’Ipa) dell’estinzione dei prestiti bancari relativi agli iscritti collocati a riposo». La conseguenza è stata che «per il periodo 2018-2021, l’Ipa ha continuato a versare alla banca, mensilmente, le rate del piano di ammortamento, sebbene l’iscritto, una volta collocato a riposo, avesse estinto presso l’Ipa il totale del debito, mediante compensazione con l’indennità di fine servizio e Tfr Inps». Nella relazione si legge che «l’ingente mole di crediti nei confronti degli iscritti» preoccupa, perché «non sono mai state poste in essere attività di recupero», rendendo sempre più critica la situazione finanziaria dell’ente. 

Poi c’è il tema dei commissari: un regime istituito nel 2012 per gravi problemi di natura gestionale e contabile, fino alla nomina nel 2017 di un commissario straordinario. La situazione non è ancora stata risolta. Nella relazione viene anche sottolineata «l’inadeguatezza dei sistemi informativi dell’istituto ad assicurare i necessari standard nelle procedure contabili, con forti criticità sulla valutazione dei crediti». Basta pensare a quelli vantati nei confronti del Campidoglio, che da anni non paga l’ente. «La mancata erogazione dal 2011, da parte di Roma Capitale, del contributo ordinario da corrispondere e l’assenza di stanziamento di risorse nel bilancio in corso di gestione generano gravi perplessità», scrivono i magistrati. L’ammontare dei crediti vantati verso Roma Capitale risulta incerto: la nota integrativa al bilancio Ipa 2022 parla di un credito «pari a euro 32.032.306», ma nella risposta istruttoria del 18 luglio 2022 l’importo è stato quantificato in 7.831.078, a cui vanno aggiunti costi di manutenzione delle strutture concesse in comodato (763.051 euro) e spese sostenute per la gestione del Punto di primo intervento (482.962 euro). I magistrati sottolineano che è necessaria «un’attenta verifica». Altri crediti da recuperare derivano da condanne emesse dalla Corte dei conti: più di 3 milioni di euro.

I CONTRATTI

I magistrati rilevano anche un’altra grave anomalia: l’istituto è privo di personale interno e si avvale soprattutto di «risorse somministrate a tempo determinato», con contratti sottoscritti - e prorogati - con la società Synergie. L’importo speso per l’agenzia di somministrazione, dal primo gennaio 2022 al 30 aprile 2022, è di 288.289 euro. Il Collegio dei revisori ha sottolineato diverse volte «la necessità che l’Ipa si doti di personale proprio senza più ricorrere al lavoro interinale, sicuramente più oneroso».
 

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