Ipa di Roma, dai college esclusivi in Scozia alle Baleari: i soldi dell'ente per i figli dei dirigenti

Si è scoperto che c'era il dipendente che si vedeva riconoscere 1.400 euro per aver organizzato la manifestazione «del primo giorno di scuola» o 1.100 per la «festa della befana»

Ipa, dai college esclusivi in Scozia alle Baleari: i soldi dell'ente per i figli dei dirigenti
di Francesco Pacifico
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Mercoledì 8 Marzo 2023, 07:16 - Ultimo aggiornamento: 14:39

Prestiti generosi a soggetti considerati da qualsiasi banca inaffidabili. Viaggi studio pagati ai figli dei dirigenti. Speculazioni finanziarie con le quote degli iscritti o straordinari galattici per aumentare gli stipendi di chi scaldava la sedia. Un bancomat per funzionari e travet capitolini, tutto questo è stato l'Ipa, l'istituto di previdenza e assistenza per i dipendenti di Roma Capitale. Una situazione - denunciata dal Messaggero - che ha causato un buco da 51 milioni di euro, un crollo delle iscrizioni e, di riflesso, un tracollo più pericoloso in termini finanziari delle contribuzioni: sono calate del 21 per certo in pochi anni.

I CONTROLLI

I controlli - interni o da parte dell'azionista, il Comune - non ci sono mai stati. Per esempio sull'autorizzazione degli straordinari. Sì, perché alcuni dipendenti dell'Ipa riuscivano in questo modo a intascare di fatto un doppio stipendio. Gli addetti erano inquadrati come personale capitolino in comando, cioè prestati, all'Ipa. Accanto allo stipendio base si facevano pagare un numero incredibile di straordinari: in alcuni casi anche di 180 ore al mese. Ma di straordinario c'era soltanto il modo di giustificare questo plus di lavoro: si è scoperto che c'era il dipendente che si vedeva riconoscere 1.400 euro per aver organizzato la manifestazione «del primo giorno di scuola» o 1.100 per la «festa della befana».

Tra i casi più eclatanti c'è il pagamento delle vacanze studio all'estero ai figli dei dirigenti. Pratica vietata dallo statuto dello stesso istituto di previdenza capitolino, che impedisce ai suoi vertici e alle sue prime linee di ottenere benefit di qualsiasi natura. Anche perché i corsi di formazione o quelli di lingue fuori dai confini patrii erano autorizzati soltanto per i figli degli impiegati, con redditi certamente molto più bassi di chi guidava l'ente. Invece in barba alle norme interne e alle più semplici regole di sana e buona gestione, ecco voli aerei e rette in college esclusivi rimborsati in toto e in parte per viaggi in Scozia, Londra, Oxford, Palma di Maiorca, Malaga, Barcellona, Valencia o Malta. Anzi, più che pagati strapagati: soltanto nel 2017 furono impegnati in questa direzione mezzo milione di euro.

Spesso si sfruttava impropriamente un programma dell'Inps ("Estate insieme") lanciato dall'istituto di via Ciro il Grande per i figli dei propri dipendenti. A rendere più surreale la cosa, anche il fatto che non era mai stata firmata tra Ipa e Inps una convenzione per aderire a questa iniziativa.

Altro capitolo in questa vicenda finito nel mirino della Corte dei Conti riguarda l'allegra gestione dei prestiti ai dipendenti. Intanto tra i dirigenti che si occupavano di autorizzare le pratiche c'era anche un'ex giardiniere comunale, privo di esperienze e competenze finanziarie. In questo marasma non deve sorprendere se siano stati autorizzati mutui a comunali senza alcuna garanzia, morosi o protestati. Di più, sono stati scoperti bonifici ad alcuni addetti senza neppure la necessaria autorizzazione. Inutile dire che molti impieghi non sono stati mai restituiti, qualcuno ha fatto pure perdere le proprie tracce. E parliamo anche di cifre altissime: 50, 70mila o 100mila erogati con leggerezza. Per esempio a una dipendente che non sapeva altrimenti come pagare la vacanza studi al figlio, che voleva formarsi in Australia, o alla netturbina dell'Ama che aveva già acceso un mutuo e se ne è visto autorizzare un altro con una motivazione surreale: merita i soldi perché «l'ex coniuge è detenuto».

Come si è detto, l'Ipa era un bancomat a favore di dirigenti e dipendenti capitolini. E come ogni banca che si rispetti, al suo interno c'è pure chi si è dato alla finanza speculativa, comprando titoli e bond con un alto rischio e scarsissime possibilità di ritorno dell'investimento, invece dei classici titoli di Stato poco remunerativi ma sicuri. Soltanto nel 2017 si sono scoperte perdite per quasi mezzo milione di euro. E in fondo non poteva andare diversamente: tra i manager che decidevano le strategie d'investimento c'era anche un ex dipendente dell'ufficio scuola, laureato in sociologia. Che però amava leggere di finanza.

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