Crescono i casi di Dengue, complici anche i rientri dalle vacanze e le infezioni endemiche. Tre luoghi sono “sorvegliati speciali” nel Lazio: Roma, San Felice Circeo e Aprilia. Nella Capitale, per ora si contano quattro opazienti ricoverati allo Spallanzani, come ha confermato il direttore del reparto di malattie infettive ad alta intensità dell’ospedale, Emanuele Nicastri. «Non deve esserci un allarme, ma certamente i medici di famiglia e i colleghi del pronto soccorso devono notificare subito i casi», ha detto. Nel Lazio si contano oggi 36 casi dall’inizio dell’anno dei 208 rilevati a livello nazionale (seconda Regione dopo la Lombardia, con 71). La Dengue è causata da quattro virus molto simili ed è trasmessa dalle punture di zanzare che hanno punto persone infette. Il virus circola nel sangue di una persona fino a sette giorni, periodo in cui la zanzara può prelevarlo e trasmetterlo ad altri.
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LA PREVENZIONE
Intanto, dovrebbe arrivare entro i primi di ottobre il nuovo vaccino contro la Dengue.
La riproduzione virale nel corpo del vettore viene fortemente influenzata da fattori meteorologici e ambientali, e questo può ovviamente incidere sulla trasmissione della malattia. Questo rende molto difficile un’eventuale endemicità». A Roma grazie alla Sorveglianza delle arbovirosi dell’Istituto superiore di sanità, un caso autoctono confermato di infezione di Dengue riporta come luoghi più probabili di esposizione i municipi IX e XIV. In accordo con la struttura di coordinamento per le attività trasfusionali della Regione Lazio e i dipartimenti dell’Iss, è stata disposto un provvedimento che disciplina proprio la raccolta di sangue. In quei due municipi si può scegliere se o sospendere temporaneamente la raccolta di sangue ed emocomponenti o eseguire i test su tutti i donatori. «Per ora non ci sono ritardi, si sta facendo il test della Dengue abbinandolo ai test di epatite ed Hiv, e i tempi di valutazione della sacca sono uguali», spiega il presidente dell’Avis nazionale, Gianpietro Briola.
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