Fatto il regolamento contro tavolino selvaggio, trovato l'escamotage per salvare i propri dehors. Anche approfittando dei lunghissimi tempi con i quali la burocrazia capitolina lavora le sue pratiche. A ben guardare, multe e sanzioni per ristoranti e bar che si allargano a dismisura con i loro tavolini su strade e piazze sono molto severe: si paga una contravvenzione che supera i 4mila euro; per i recidivi scatta la chiusura di cinque giorni dell'attività; in più bisogna riportare gli spazi occupati alla situazione precedente, cioè smontare le pedane e a proprie spese. Questo sulla carta, perché per aggirare le regole c'è un espediente sempre più utilizzato da esercenti senza scrupoli: in estrema sintesi, dopo essere stati scoperti, basta trasferire la titolarità del proprio locale a un altro soggetto e aprire un contenzioso con l'amministrazione rigettando sia la richiesta di sospensione dell'attività sia quella di liberare il suolo pubblico da tavolini e dehors. «E questo fenomeno - trapela dal dipartimento Commercio - finisce per rallentare o bloccare almeno il 20 per cento delle sanzioni elevate». Almeno un centinaio quest'anno su 500 avviate.
IL BILANCIO
Per capire meglio la situazione bisogna bussare al comando della polizia locale, che su input del Comune manda i suoi agenti in giro per contrastare il fenomeno. «Certo - spiega un funzionario del corpo - noi siamo pochi e dobbiamo occuparci ormai delle attività più disparate, ma i controlli su ristoranti e bar si fanno.
«Una volta comminata la multa - aggiungono dal fronte dei vigili - va inviata la sanzione al Municipio competente a livello territoriale. Non sempre questa trasmissione avviene in tempo reale, ma ne passa ancora di più prima che lo stesso Municipio, che pochissimo personale a disposizione, firmi la determina per imporre lo stop di cinque giorni agli esercenti recidivi, cioè sanzionati due volte, e quella per smontare i dehors». Quindi multa, sospensione e richiesta di ripristinare i luoghi richiedono tre provvedimenti e tre momenti diversi. Soprattutto, trascorre anche un mese prima che gli agenti della polizia locale inviino il verbale con la contravvenzione, ma soprattutto ci vogliono - quando va bene - almeno altri tre o quattro mesi prima che le ex circoscrizioni completino gli altri passaggi. «Possono passare anche due anni per chiudere l'iter - dicono da piazza della Consolazione - In ogni caso i titolari dei locali, soprattutto se stranieri o gestiti da prestanome, hanno tutto il tempo per cambiare ragione sociale - per fare la voltura basta pagare la multa - e respingere, quando i vigili gliele consegnano, sia la richiesta di chiusura dell'esercizio sia quella di smontare le pedane. Spiegano che questi provvedimenti riguardano la precedente gestione e fanno ricorso al Tar».