Roma, domani la sentenza del Consiglio di Stato sui chioschi di Capocotta: corsa per salvare la stagione estiva

Attesa la decisione dei giudici sui ricorsi presentati dai gestori dei chioschi. In Campidoglio si studia la via d'uscita per non bruciare posti di lavoro e salvare il comfort dei bagnanti

Domani la sentenza del Consiglio di Stato sui chioschi di Capocotta: corsa per salvare la stagione estiva
di Fernando M. Magliaro
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Lunedì 19 Giugno 2023, 10:55 - Ultimo aggiornamento: 11:23

Da una parte i ricorsi, gli avvocati e i giudici. Dall’altra, l’estate sicura di romani e turisti al mare più i posti di lavoro. I chioschi di Capocotta, quelli legati al mondo Lgbtq+ - “Dar Zagaia”, “Mediterranea”, Settimo Cielo” e “Mecs” - e alla pratica naturista - L’Oasi naturista - e con essi le decine di lavoratori e sicurezza e comfort dei bagnanti sono a rischio chiusura. 

Domani, prevista la sentenza del Consiglio di Stato che dovrà decidere sul ricorso presentato dai gestori contro le chiusure per la necessità di metterli a bando di gara.

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La vicenda

La questione, ovviamente, è complessa. Nel 1999-2000 il Comune rilascia una concessione decennale estendibile di 5 anni. Nel 2015, il Comune si presenta alla scadenza senza aver preparato il nuovo bando e si va in proroga anche perché pochi mesi prima dell’estate 2015 arrivano gli arresti che decapitano i vertici politici del Municipio di Ostia (l’inchiesta Mafia Capitale) e l’Amministrazione Marino è oramai in totale disarmo e cadrà di lì all’autunno.

Nel 2016, Municipio commissariato, viene decisa una nuova proroga della concessione. Stessa cosa nel 2017: le elezioni che vedranno vincere i 5Stelle e Giuliana Di Pillo diventare presidente sono di novembre 2017.

Da lì in poi, nasce un’infinita querelle: questi chioschi rientrano nella Bolkestein o no.

Nessuno arriva a dirimere il nodo per cui si prosegue di anno in anno con proroghe delle concessioni decise con ordinanza sindacale. Vale per tutta la durata del mandato Raggi e vale anche per il primo anno di Gualtieri che, nel 2022, proroga ancora.

Il 14 marzo scorso, però, arriva una sentenza del Consiglio di Stato: questi cinque chioschi sono equiparabili in tutto e per tutto a uno stabilimento balneare, quindi, non si può più ricorrere alle proroghe previste dalla Bolkestein ma va fatto il bando. 

Solo che, nel frattempo, la preparazione per la nuova stagione estiva è iniziata. E con essa i problemi. 

I concessionari presentano al Consiglio di Stato una richiesta di sospendere per quest’anno gli effetti della sentenza di marzo: in pratica chiedono che la sentenza abbia valore dal 2024 salvando così la stagione già avviata. Il Consiglio di Stato, 1 giugno scorso, accoglie la sospensiva e rimanda la decisione finale alla camera di consiglio programmata per domani, 20 giugno.   

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Gli scenari

Due gli scenari: il Consiglio di Stato accoglie l’istanza dei concessionari e rimanda al 2024 gli effetti della sua stessa sentenza. Oppure, respinge il ricorso e la sentenza diventa immediatamente esecutiva. 

Nel primo caso, si rimane così com’è oggi: chioschi aperti e gelati per tutti. Nel secondo, invece, si genera un enorme problema. In teoria, i gestori dovrebbero immediatamente restituire le chiavi al Comune. Che si ritroverebbe a due terzi di giugno con la stagione estiva già in pieno svolgimento senza nessun chiosco a Capocotta. Al netto dei posti di lavoro che si perderebbero, rimarrebbe comunque il problema di garantire un minimo di assistenza e di cibi e bevande per chi sta in riva al mare.

Per cui, in Campidoglio si stanno facendo le corse per trovarte in fretta e furia. Da un lato, un nuovo bando per il prossimo anno. Dall’altro, capire se e come tentare di risolvere il nodo: l’unica strada è quella di un affidamento diretto.

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Qui, in caso il Consiglio di Stato rigettasse l’istanza degli attuali gestori, il nodo è comprendere se questi ultimi possano comunque essere chiamati direttamente a garantire l’attuale stagione estiva oppure no. In caso negativo si pensa di ricorrere a un soggetto istituzionale. In pratica una strada simile a quella seguita sotto la Raggi per salvare la Maratona di Roma dopo l’addio dell’Italia Marathon Club a seguito della decisione di mettere a bando la manifestazione. In quel caso, il Campidoglio ricorse alla Federazione di Atletica leggera (Fidel) che gestì il passaggio fino all’affidamento del nuovo bando. Qui, si potrebbe affidare il tutto a soggetti come Polizia, Carabinieri, Finanza o Vigili urbani che già gestiscono strutture analoghe. 

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