Marianera, il medico smentisce l'alibi: «Ero in maternità, non potevo visitarla»

L'imputata sosteneva di essere dal dentista

Marianera, il medico smentisce l'alibi: «Ero in maternità, non potevo visitarla»
di Valentina Errante
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Martedì 9 Gennaio 2024, 06:52 - Ultimo aggiornamento: 10:43

Le celle telefoniche smentiscono la presenza di Camilla Marianera presso uno studio dentistico nei giorni in cui avrebbe recuperato, per venderle, le informazioni coperte da segreto istruttorio. E la dottoressa che l'avrebbe avuta in cura ha detto ai carabinieri che in quel periodo era in maternità. L'alibi della giovane praticante legale, finita a processo con l'accusa di essere la talpa che commerciava informazioni riservate su intercettazioni e pedinamenti in corso, non regge. Almeno secondo le testimonianze e le verifiche dei militari. Dopo la deposizione in aula poco convincente di Roberto Rosati, il titolare del centro medico chiamato dalla difesa, ieri in aula sono stati sentiti i carabinieri e tre testimoni. Per smentire proprio quanto affermato da Rosati, ossia che l'imputata fosse nel suo studio dentistico di via Bari il 22 settembre 2022 alle 11,30, proprio quando secondo l'accusa Marianera era andata Tribunale per chiedere al suo informatore le verifiche da vendere all'indagato Luca Giampà, recentemente arrestato con l'ipotesi di tentato omicidio del cognato Francesco Casamonica. Così come il 22 ottobre successivo, quando, in possesso delle informazioni, avrebbe incontrato al Fungo dell'Eur Giampà. E anche il 21 gennaio. E intanto il pm Giulia Guccione ha depositato altre intercettazioni, si tratta di cinque conversazioni che risalgono allo scorso gennaio, poche settimane prima dell'arresto di Marianera, attualmente ancora in carcere, come il suo fidanzato Iacopo De Vivo, che ha però scelto il rito abbreviato. «Dalla verifiche eseguite dai militari emergono circostanze differenti in merito a quanto riferito dal teste», aveva concluso il pm lo scorso novembre dopo la deposizione di Rosati, ottenendo di convocare in aula i medici del centro.

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LE TESTIMONIANZE

Ieri l'imputata era in aula e ha potuto sentire i «non so» dei tre dipendenti dello studio, che non ricordavano di averla vista o comunque non potevano affermare con certezza che lei si trovasse nello studio di via Bari, anziché in Tribunale o al Fungo dell'Eur. Poi le deposizioni dei militari che hanno fatto le verifiche sulle celle telefoniche. Mentre alla prossima udienza dovrebbe presentarsi in aula la dottoressa che Rosati aveva indicato. Ma la dentista non soltanto ha riferito ai militari che nel periodo indicato dal suo datore di lavoro era in congedo per maternità, ma dopo ha anche precisato di essere stata redarguita dal titolare del centro proprio per avere rivelato di essere stata assente, smentendo così l'alibi di Marianera. Il sospetto è che gli appuntamenti dal dentista siano un alibi confezionato ad arte dopo l'arresto in accordo con Rosati, titolare del centro dove era in cura anche Luciano Marianera, il padre pluripregiudicato dell'imputata.

LE INTERCETTAZIONI

Le nuove conversazioni depositate dall'accusa sono relative ai colloqui tra l'imputata e una donna, amica del fidanzato, che voleva aprire una sala scommesse e chiedeva informazioni sulla propria situazione penale.
Circostanza che, per l'accusa, confermerebbe il fatto che l'imputata fosse un punto di riferimento per quanti volessero fare verifiche. «Una contestazione che non sta in piedi, visto che la notizia era ottenibile con un comune "accesso agli atti" negli uffici preposti», commenta l'avvocato Domenico Pavone che insieme al collega Marco Marronaro difende Marianera.

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