Le celle telefoniche smentiscono la presenza di Camilla Marianera presso uno studio dentistico nei giorni in cui avrebbe recuperato, per venderle, le informazioni coperte da segreto istruttorio. E la dottoressa che l'avrebbe avuta in cura ha detto ai carabinieri che in quel periodo era in maternità. L'alibi della giovane praticante legale, finita a processo con l'accusa di essere la talpa che commerciava informazioni riservate su intercettazioni e pedinamenti in corso, non regge. Almeno secondo le testimonianze e le verifiche dei militari. Dopo la deposizione in aula poco convincente di Roberto Rosati, il titolare del centro medico chiamato dalla difesa, ieri in aula sono stati sentiti i carabinieri e tre testimoni. Per smentire proprio quanto affermato da Rosati, ossia che l'imputata fosse nel suo studio dentistico di via Bari il 22 settembre 2022 alle 11,30, proprio quando secondo l'accusa Marianera era andata Tribunale per chiedere al suo informatore le verifiche da vendere all'indagato Luca Giampà, recentemente arrestato con l'ipotesi di tentato omicidio del cognato Francesco Casamonica. Così come il 22 ottobre successivo, quando, in possesso delle informazioni, avrebbe incontrato al Fungo dell'Eur Giampà. E anche il 21 gennaio. E intanto il pm Giulia Guccione ha depositato altre intercettazioni, si tratta di cinque conversazioni che risalgono allo scorso gennaio, poche settimane prima dell'arresto di Marianera, attualmente ancora in carcere, come il suo fidanzato Iacopo De Vivo, che ha però scelto il rito abbreviato. «Dalla verifiche eseguite dai militari emergono circostanze differenti in merito a quanto riferito dal teste», aveva concluso il pm lo scorso novembre dopo la deposizione di Rosati, ottenendo di convocare in aula i medici del centro.