«Si scende, si scende, sembra di scendere in un inferno...». Alfredo Pirri, tra i più importanti artisti del panorama nazionale ed internazionale, lo dice con tono divertito. Il sorriso aleggia sul volto. Gioca con le parole, il grande creativo. Tanto è consapevole della sorpresa che sta per spalancarsi agli occhi del visitatore. Alla fine della lunga rampa che s’inabissa sotto le palazzine su via dei Consoli, nel quartiere Tuscolano a due passi da Don Bosco, ecco schiudersi il suo gigantesco studio, una sorta di hangar delle meraviglie, dove crea forme, manipola tecniche, assembla materiali e colori. Quasi impossibile condensare tutto il mondo di Pirri, lui che pensa l’opera in termini architettonici e urbani, che guarda alla scultura come ad una installazione, che veicola la pittura come raffinatezze concettuali.
E ieri le personalità dell’arte si sono date appuntamento nel suo studio, aperto eccezionalmente al pubblico nell’ambito del progetto “Roma Città Aperta”, vincitore del bando dell’Estate Romana, curato da Sabrina Vedovotto e Raffaella Frascarelli, presidente di Nomas Foundation.
Fa da cicerone speciale alla sua casa speciale. Lo seguono le giovani accademiche Alessia Bottoni, Luisa Fagiolo, Alice Fincato e Francesca Pacitto, che intervengono come mediatrici culturali. «L’ho comprato sulla fiducia, senza vederlo, nel 2008, ad un’asta - ricorda Pirri - Mandai mia figlia Anna, appena laureata in Giurisprudenza. L’ho tutto restaurato. Qui c’era un’officina di automobili d’epoca. All’epoca scelsi di non chiamarlo “studio”, ma “casa di produzione”. Pensavo che qui avrei prodotto opere con tecniche diverse, che avrei animato una sorta di officina dell’arte. E l’idea poi è rimasta». Milioni di colori e materiali rivestono mensole e scaffali.
Viti, chiodi zincati, seghe, macchine come compressori, lavagne magnetiche...«Io ho un rapporto privilegiato con un negozio di ferramenta - spiega Pirri - Quando il proprietario viene, mi dice: qui c’è più robba che nel mio negozio». E sui tavoli si respira la grandezza dell’arte. Come le 32 opere dedicate alle copertine dei quaderni di Antonio Gramsci scritti dal carcere. Una sequenza di gioielli ad acquerello. Pensare che Alfredo Pirri riceverà ad ottobre anche la laurea honoris causa in Architettura.