La mamma di Daniele Di Giacomo: «Non lo avete fermato. Avete visto, ma non siete intervenuti»

La mamma di Daniele Di Giacomo: «Non lo avete fermato. Avete visto, ma non siete intervenuti»
di Camilla Mozzetti
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Venerdì 15 Settembre 2023, 13:25

«Ma non vi vergognate voi che state affacciati alle finestre e non dite niente? Eh? Che qui a Tor Bella Monaca pensate di risolvere tutto così, ammazzando la gente a colpi di pistola». E ancora: «Mio figlio me l'avete ammazzato come un cane, vergognatevi». Urla disperata mamma Sandra, quando arriva in via Ferdinando Quaglia e non riesce a raggiungere il corpo del figlio steso a terra. La polizia le fa muro, lei non può passare e allora inveisce anche contro gli agenti: «State qua ma l'avete fermato? Eh l'avete fermato a quello che ha ammazzato mio figlio?». Non riceve risposta, si accascia a terra, continua a urlare a tal punto che i sanitari sono costretti a bloccarle le braccia. Ma lei non ne vuole sapere. Scalcia, urla, si tira via i capelli. E al suo fianco l'altra figlia, sorella della vittima, che dice chiaramente alla polizia: «Ve lo dico io chi è stato, ve lo dico io il nome».

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IL SILENZIO

La gente in strada aumenta al passare dei minuti, ma nessuno parla. C'è da parte degli amici della vittima che arrivano alla spicciolata una sovraesposizione del dolore. Le grida, le urla: sembra paradossale ma è come se si volessero far vedere così dalla folla. Che nutrita resta comunque in silenzio. Ma a Tor Bella Monaca è un'abitudine. Non ci sarebbero infatti testimoni oculari. Erano da poco trascorse le 17 quando Di Giacomo è stato ucciso. Dalle finestre si affacciano i residenti e qualcuno fa anche video e foto della vittima stesa a terra con la donna, una 26enne italiana di origini marocchine, piegata su di lui in attesa dei soccorsi. Ma nessuno ha visto nulla, solo il rumore degli spari in successione. Almeno quattro, forse sei. In terra la scientifica ha rinvenuto alcuni bossoli e si spera che quelle poche telecamere di sorveglianza abbiano ripreso qualcosa di utile, considerata la reticenza e l'omertà della "folla". La famiglia della ragazza ferita che era con la vittima, ha avuto precedenti specifici per traffico di stupefacenti. Chi è che si mette in una delle principali piazze di spaccio del quartiere contro di loro? Il corpo del 38enne viene portato via solo in tarda serata, è stato trasferito al policlinico di tor Vergata e nei prossimi giorni sarà eseguita l'autopsia. Il sindaco Roberto Gualtieri ha parlato nel pomeriggio con il Prefetto Lamberto Giannini esprimendo «preoccupazione». Solo tre giorni fa un altro pregiudicato è stato ridotto in fin di vita sulla stessa strada, sempre via Ferdinando Quaglia, che da sempre è considerata una delle principali piazze di spaccio di Tor Bella Monaca. L'uomo è ridotto in fin di vita, appeso a un filo, dopo che un gruppo di almeno tre persone gli ha frantumato il cranio. E nonostante le operazioni e i blitz delle forze dell'ordine il quartiere resta vittima della criminalità.

GLI EQUILIBRI

Nel consorzio malavitoso dello spaccio Capitale, la quota di mercato di Tor Bella Monaca è una delle principali.
Se non fosse chiaro quanto interesse abbiano i clan a presidiare Torri e cortili giorno e notte, uno spaccato definito «interessante» dagli inquirenti dell'Antimafia lo traccia il collaboratore di giustizia Armando De Rosa. Ascoltato al processo "Affari di famiglia" presso la VI sezione penale del Tribunale di Roma nei confronti, tra gli altri, di Michele Senese, De Rosa racconta che «mio zio Antonio Leonardi (arrestato nel 2012, ndr) aprì due piazze a Tor Bella Monaca» e che per farlo «chiese il permesso a Michele Senese e vi riuscì grazie al suo consenso». Per ribadire ancora meglio il concetto aggiunge: «Non è che uno viene da Scampia a Roma e apre due piazze così...». Le forze dell'ordine hanno censito 13 piazze di spaccio. Ben 140 le misure cautelari spiccate negli ultimi anni, 800 le persone ai domiciliari. Solo a titolo "esemplificativo" tra i civici 38 e 106 di via dell'Archeologia le piazze sono tenute in mano dai Vallente, dai Nastasi, dal clan Mazzullo imparentato con i Moccia, dai Longo. E poi la piazza di via Camassei in mano ai Maruca o quella di San Biago Platani dove operano i Careddu. Diverse le famiglie che negli anni si sono spartite le "piazze" di Torbella e che pur piegate dagli arresti continuano a gestirle.

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