Giannini al Sistina in "Omaggio a Morricone"
«Vi racconto un genio»

Giannini al Sistina in "Omaggio a Morricone" «Vi racconto un genio»
di Rita Sala
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Domenica 15 Dicembre 2013, 11:59 - Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 13:48
Porta i segni di tre terre, Giancarlo Giannini, attore: la Liguria in cui nato, Napoli in cui ha preso il diploma di perito elettronico, Roma dove ha frequentato l’Accademia d’arte drammatica “Silvio D’Amico” e dove, a soli 18 anni, ha esordito in teatro nella commedia di Giuseppe Patroni Griffi In memoria di una signora amica, accanto a Lilla Brignone.

Centosettanta film alle spalle, doppiaggio d’alto bordo (da Al Pacino a Jack Nicholson, da Gerard Depardieu a Jeremy Irons), innumerevoli premi (tra cui una nomination all’Oscar nel 1977 per Pasqualino Settebellezze), una cattedra al Centro sperimentale di Cinematografia (lui la chiama di «estetica e fantasia»), Giannini è ligure nell’asciuttezza del comportamento, napoletano nell’edonismo spettinato, romano nella consuetudine con la bellezza alla quale non intende rinunciare.



Dopo un lungo periodo di assenza dalle scene teatrali, domani sera al Sistina di Roma dirà versi, leggerà pagine di cinema e racconterà aneddoti nello special Omaggio a Ennio Morricone: «L’idea dello spettacolo non è mia, ma ho accettato con entusiasmo di parteciparvi. Morricone è un’eccellenza della musica e del cinema. Quando il chitarrista e arrangiatore Mauro Di Domenico mi ha parlato di questo tributo al maestro, sono stato felice di dire sì».

Corteggiato da tutte le discipline, settantuno anni, è artista con un’aria speciale, quella di scegliere e fare con sempre maggior libertà.



Le sta bene il paragone con Epicuro, che intendeva trascorrere gli anni migliori della vita in una villa sulla spiaggia assieme a venti persone amate?

«Mi sta bene. Il problema è trovare le venti persone».



Fine dicitore di versi. Ha sempre amato la poesia?

«No. È una conquista degli ultimi anni e non mi ci stacco più. Da ragazzo, sui banchi di scuola, ho odiato poeti e poesie come quasi tutti, credo. Ora invece assaporo il piacere immenso di leggere versi. Leggere, più che dire. La lettura richiede accortezze particolari, non è un’azione facile o semplice, ma se compiuta nei dovuti modi rende giustizia al poeta, alla sua ispirazione, alle parole che ha scelto, ai motivi per cui le ha scelte».



Riesce a comunicare l’importanza della poesia anche ai suoi allievi di cinema, al Centro sperimentale?

«Sì, certo. I ragazzi sono assetati di bellezza e di armonia, anche se si sforzano di nasconderlo. Bisogna sfruttare l’energia che è propria della loro età per saturare questa loro istanza. Al Centro, non a caso, predico il valore della fantasia. La fantasia, sorretta dall’amore per la vita, è l’unico motore che sarà capace di tirarci fuori dalle secche in cui siamo finiti».



È dunque ottimista?

«Inguaribilmente. Non è che non mi renda conto dei mali che affliggono il mondo. Avverto come tutti il crollo dei modelli, la mancanza di punti di riferimento. Ho figli e mi preoccupo, da padre, dell’assenza di prospettive, della difficoltà di mantenere l’entusiamo e insieme una linea morale. Non esistono ricette. Almeno, io non ne ho. Per quanto riguarda il Paese, la società, le difficoltà che pare aumentino di giorno in giorno, non credo si possano risolvere a livello individuale. Non ci stanno riuscendo i politici, gli economisti, i filosofi... Allora? Ci vorrebbe un guru. Se ognuno di noi imparasse a guardarsi dentro, forse il proprio guru lo troverebbe dentro di sé. Questo sì è un compito individuale».



Il teatro è stato il suo inizio, con la guida di grandi nomi, da Patroni Griffi a Zeffirelli. Poi ha preferito il cinema. Adesso il ritorno alle scene in veste di aedo, con le letture poetiche. Domani?

«Continuerò ad essere un entusiasta del vivere. Il gusto della vita è fondamentale a partire dalle cose quotidiane, il cibo ad esempio. Che deve essere pensato, scelto, assaporato, non certo considerato un semplice strumento di sopravvivenza».



Uno a cui dare ragione?

«Dostoevskij. Non sono malato di estetismo, ma a salvarci sarà davvero la bellezza».

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