«Terminillo, piste pericolose»: a giudizio il gestore degli impianti

«Terminillo, piste pericolose»: a giudizio il gestore degli impianti
di Cristiana Mangani
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Febbraio 2016, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 09:04

Impianti irregolari, segnaletica non conforme, recinzioni inesistenti. È morto così Giovanni Giraldi, 44 anni, di Cittaducale, mentre sciava sulle piste del Terminillo: ha perso il controllo degli sci dopo essere finito in un tratto completamente ghiacciato e non percorribile. Era il 29 dicembre del 2012, e ora la procura di Rieti ha chiesto il rinvio a giudizio del gestore degli impianti, del direttore di esercizio e del capo servizio, contestandogli il reato di omicidio colposo. Dovranno presentarsi davanti al gup il 17 febbraio per spiegare come mai le strutture di una delle stazioni sciistiche più famose del Lazio non fossero in regola. Il caso di Giovanni Giraldi, comunque, non è stato l'unico che si è verificato su quei tracciati: un'altra persona è morta qualche tempo fa, e nel '97 sulla stessa pista, un incidente altrettanto grave ha costretto Lorenzo Amurri, produttore musicale e scrittore, su una sedia a rotelle. Dai rapporti di Polizia e Carabinieri, poi, emerge un quadro preoccupante con 250 incidenti di media all'anno.
È stato l'avvocato Francesco Persio a chiedere l'intervento della giustizia a nome della famiglia della vittima e, a conclusione delle indagini il procuratore di Rieti Giuseppe Saieva e il sostituto Cristina Cambi, hanno ritenuto che ci fossero gli elementi per chiedere il processo nei confronti di Flavio Formichetti, Roberto Bellucci e Michele Prevostini. Sono accusati di «aver violato gli obblighi previsti dal Capitolato che imponeva loro di munire le piste di apposita segnaletica conforme alle norme Uni». Inoltre - è scritto nella richiesta di rinvio a giudizio - viene loro contestato «di aver omesso recinzioni idonee a impedire l'accesso a zone particolarmente pericolose e più specificamente di chiudere con idoneo sbarramento un accesso che collegava la pista Cardito sud con la pista Cinzano, non impedendo in questo modo a Giraldi di avventurarsi per un passaggio innevato impervio con sottostante zona alberata».
 

LE LEGGI
La storia di Giraldi ha evidenziato anche altre lacune, quelle che l'avvocato Persio definisce «inerzie normative». «Il Terminillo come tutte le montagne del Lazio - spiega il legale - è privo della legge di sicurezza in quanto, nonostante siano passati 13 anni dall'entrata in vigore della legge nazionale, la Regione Lazio non è ancora intervenuta emettendone una propria. Avevano tempo sei mesi per stilare una classifica delle piste, ma questo non è stato fatto, unica regione in Italia. O legiferano o si chiudono le stazioni sciistiche, altrimenti si rischia la vita».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA