Tbc al Gemelli, assolti tutti i sanitari

Tbc al Gemelli, assolti tutti i sanitari
di Michela Allegri
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Giovedì 13 Aprile 2017, 18:04 - Ultimo aggiornamento: 18:06
Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Per i giudici di piazzale Clodio, nel 2011, non ci sarebbe stata una diffusione incontrollata del batterio della Tbc al policlinico Gemelli. Gli otto sanitari arrivati a processo, tra medici e dirigenti del nosocomio, sono stati quindi prosciolti dalle accuse. Nei loro confronti, la procura ipotizzava le lesioni colpose e la violazione delle norme sulla disciplina per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Sei anni fa, un'infermiera del reparto di Neonatologia aveva infatti contratto la tubercolosi, infettando poi una neonata e contagiando in modo latente 7 dipendenti. Per gli inquirenti, gli imputati non avrebbero adottato tutte le misure idonee a impedire il contagio.

IL PROCESSO
Sotto processo c'era anche il medico curante dell'infermiera, sospettato di non aver diagnosticato tempestivamente la malattia. Per l'ipotesi più grave, quella di aver scatenato una presunta epidemia che avrebbe provocato il contagio di 188 bambini, la Procura aveva già deciso per l'archiviazione. I neonati erano stati sottoposti sottoposti al test di Mantoux. Proprio l'interpretazione dei risultati dell'analisi, che erano del tutto negativi, aveva spinto la procura a chiedere l'archiviazione dell'accusa più pesante. L'unica condanna, era arrivata lo scorso anno al termine di un processo condotto con rito abbreviato: l'ex responsabile del dipartimento di pediatria aveva dovuto pagare una multa da 200 euro.

«L'assoluzione, perché il fatto non sussiste, di medici e funzionari del Policlinico A. Gemelli coinvolti nell'indagine conferma la serietà e correttezza dell’operato del Policlinico e di tutti quanti si prodigano quotidianamente per il bene dei pazienti - si legge in una dichiarazione dell'avvocato Gaetano Scalise, legale Università Cattolica e Policlinico Gemelli -. Il Policlinico Gemelli ha sempre, fin dalle fasi iniziali di questa vicenda, avuto quale primo obiettivo la tutela dei bambini e delle loro famiglie, compiendo ogni sforzo per assicurare loro assistenza e informazione. Con questa sentenza, che si aggiunge ad altri provvedimenti in sede penale e civile che hanno riconosciuto l’infondatezza degli addebiti mossi contro l’Università, il Policlinico e i loro esponenti, viene ripristinata la verità e viene ulteriormente dimostrata l’inconsistenza delle ragioni di allarme da taluni strumentalmente esasperate», dichiara ancora l’avvocato Scalise.