«In questa situazione ci troviamo con 4 colleghi a rischio di processo solamente per aver adempiuto ad un ordine che, tra l’altro, attiene un provvedimento amministrativo a cui i colleghi non potevano esimersi poiché non manifestamente criminoso, unico caso in cui il sottoposto può rifiutarsi di eseguire l’ordine - sottolinea Sergio Fabrizi, segretario provinciale della Ugl Autonomie - Non possiamo continuare a lavorare in queste condizioni, dove dobbiamo temere di essere denunciati per adempiere a disposizioni impartite da organi superiori e dover anticipare pure le spese legali per la difesa. Ma soprattutto per fare il nostro lavoro». «E’ ora che venga rivisto il patrocinio legale del Comune che interviene come rimborso delle spese sostenute e saldate al legale di fiducia ad avvenuta sentenza di assoluzione - aggiunge il sindacalista - Va, invece, invertito il principio di attribuzione delle spese. Questo principio, che dovrebbe essere valido per ogni operatore che si trovi invischiato in contenziosi legali per motivi di servizio, a maggior ragione dovrebbe esserlo laddove gli operatori del Corpo, furono impiegati su disposizioni impartite dalla stessa amministrazione di Roma Capitale e ratificate dall’avvocatura Comunale». E conclude: «Ma il malumore è ancora più vivo nella categoria perché inizia ad essere sospetto e metodico il coinvolgimento di sottoposti quando si aprono inchieste sui vertici del Corpo, spesso prive di definizioni processuali, come già visto nel recente passato, che farebbe sempre più spesso temere ai caschi bianchi, di essere considerati “colpevoli di obbedienza”».
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