Roma, travolto da un treno, a 7 mesi dalla morte niente funerale per Valerio, la famiglia: «Prima la verità»

Valerio Frijia
di Rosalba Emiliozzi
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Sabato 4 Agosto 2018, 17:31

Niente funerale per Valerio Frijia, lo studente morto a 15 anni dopo essere stato travolto dal treno a Labico. «Prima la verità - dice il padre Alessandro - la sepoltura per noi è la fine di tutto, Valerio è oggi un ragazzo dimenticato, chiuso in una tomba mio figlio non avrebbe più speranza di vedere ristabilita la verità». Da sette mesi i resti di Valerio, morto la notte del 13 gennaio, sono in una cella frigorifera dell’obitorio di Tor Vergata, e lì resteranno finché «il caso di Valerio non sarà risolto, le circostanze della sua morte sono ancora tutte da chiarire», dice il padre, funzionario amministrativo dell’Università La Sapienza di Roma.

Secondo la famiglia, bisogno scavare ancora su quella notte, scoprire perché Valerio, un ragazzo studioso e pieno di sogni, è finito sotto a un treno dopo essere uscito di casa di nascosto e «aver incontrato qualcuno, rimasto ancora sconosciuto, vicino al locale di Labico dove abitualmente si vedono i giovani». Secondo il padre, Valerio sarebbe finito in un «giro di spaccio, in qualcosa molto più grande di lui. Penso sia stato punito per aver ceduto droga nella zona di un altro - spiega il padre - Valerio era braccato, quel giorno è stato sempre chiuso in camera, era cupo, aveva lo sguardo impaurito. Avevo intuito che c’era qualcosa che non andava, ma lui non ha avuto il coraggio di confidarsi. Se l’avesse fatto non sarebbe morto».

Per la procura di Velletri il caso è chiuso (chiesta l’archiviazione per i due macchinisti del treno), per la famiglia no. Per questo i genitori di Valerio hanno fatto opposizione al gip contro il decreto di archiviazione. «L’udienza è stata fissata il 12 febbraio del prossimo anno - dice il padre indignato - un tempo lontanissimo, abbiamo chiesto di anticipare la data». Nell’atto di opposizione, l’avvocato ha chiesto una nuova autopsia per vedere se sul corpo fatto a pezzi dal treno ci siano tracce di altri dna e se sui brandelli dei vestiti vi sia del sangue, chiesti anche nuovi accertamenti sul telefonino e sui social network usati da Valerio e, infine, l’esame tossicologico (mai fatto, è stato sempre detto, per la presenza non sufficiente di sangue) perché Valerio aveva fumato spinelli, come dimostrano le foto che aveva inviato agli amici con WhatsApp la sera prima di morire. E la pista della droga (peraltro venduta a un minorenne) e dello spaccio in paese, per la famiglia, è ancora tutta da esplorare. 

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