La vicenda risaliva al 31 luglio 2015; fu un rom a chiedere l'intervento della polizia, segnalando che il suocero, Vejia Seferovic, era stato aggredito da un altro rom che poi era sparito insieme con tutta la sua famiglia dal campo nomadi di via Candoni, in zona Magliana.
L'uomo fu portato in ospedale, dove poi morì. Gli accertamenti investigativi permisero sin da subito di identificare in Manuel Elvis Rossi l'aggressore. L'uomo si presentò spontaneamente ai carabinieri il giorno dopo; era insieme col figlio di 10 anni, che indicò in colui che la sera precedente aveva spinto Seferovic (il quale aveva battuto la testa contro un marciapiede) dopo essere stato aggredito. In sede processuale Rossi ammise invece di aver lui stesso colpito il rom dopo che questi ne aveva importunato il figlio. Fu condannato in abbreviato a 18 anni di reclusione per l'accusa di omicidio volontario. Oggi, la derubricazione in omicidio preterintenzionale dell'originaria imputazione, con la riduzione a 10 anni della condanna inflitta.
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