Avrebbe agito mostrando un «elevato spessore criminale» Domenico Spada, l'ex campione del mondo di pugilato arrestato per usura a novembre. Con questa motivazione i giudici del riesame, presidente Claudio Carini, ne hanno bocciato la scarcerazione.
Per i magistrati è credibile che Spada, detto ”Vulcano”, si sia fatto intestare una villa dal titolare di un bar tabacchi di via Tuscolana, alla Romanina, dove si è subito trasferito con il padre, coinvolto nello stesso giro di usura insieme a due donne della famiglia Casamonica.
Domenico Spada e il padre, Angelo, secondo l'ordine di arresto eseguito dai carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Frascati, a fronte di un prestito di 140.000 euro elargito al commerciante, si erano fatti consegnare 72.000 euro e intestare la villetta di 400.000.
LA VILLA Una versione che non ha affatto convinto i giudici del tribunale della libertà. Tutti gli elementi valutati dal gip Nicola Di Grazia, che ha ordinato gli arresti, «inducono il tribunale a disattendere le doglianze difensive e le versioni offerte dagli indagati in sede di interrogatorio - hanno scritto i magistrati - non potendosi certo ricondurre la complessa vicenda all'investimento effettuato da Domenico Spada, grazie all'ausilio del padre, del bar che avrebbe voluto cogestire e alla successiva proposta del titolare dell'esercizio commerciale che, non riuscendo a restituire il danaro, aveva offerto la casa di famiglia che sarebbe stata in pessime condizioni, tanto da aver richiesto alla famiglia Spada costosi lavori».
Nelle motivazioni si fa riferimento a un'altra «situazione analoga» e in particolare di un cliente del barista che «era stato costretto a cedere a Domenico Spada la propria abitazione come riscontrato dalle intercettazioni e dagli accertamenti documentali». Da qui la scelta di condividere l'impianto accusatorio del pm Silvia Sereni, titolare dell'inchiesta, e del gip che ha firmato gli arresti, «attesa la gravità del reato e la modalità dei fatti, connotate da spregiudicatezza e disinvoltura nel conseguire il profitto illecito in danno di soggetto in evidenti condizioni di debolezza».