Roma, «I soldi o ti brucio il locale»: il padre di Foffo minacciato da un ex collaboratore

Roma, «I soldi o ti brucio il locale»: il padre di Foffo minacciato da un ex collaboratore
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Sabato 10 Febbraio 2018, 07:33 - Ultimo aggiornamento: 08:43
Prima le cene a scrocco senza pagare. Poi le richieste di denaro: «Dammi i soldi o spacco tutto». Si era ritrovato, senza saperlo, a sborsare quasi 2000 euro in poche settimane. Ma di fronte all'ennesima minaccia ha trovato la forza di denunciare il suo aguzzino: «Ti brucio il negozio». Non ci è voluto molto per Valter Foffo, il padre di Manuel Foffo, il giovane condannato a 30 anni in primo grado per l'assassinio di Luca Varani, a capire di essere finito al centro di un'estorsione, che si è consumata «dar Bottarolo», il suo ristorante in via dei monti di Pietralata, e si è conclusa solo giovedì pomeriggio con l'arresto in flagranza di reato del 44enne Michele Tripodi, un carrozziere che in passato aveva lavorato con l'agenzia infortunistica della famiglia Foffo.

I fatti hanno inizio a dicembre quando per la prima volta l'uomo avrebbe si sarebbe presentato al ristorante, cenando senza pagare e chiedendo il denaro, circa 1500 euro. Soldi che, a suo dire, doveva riavere indietro: «Sono miei». Forse un prestito non onorato da parte di Roberto Foffo, l'altro figlio di Valter. Anche se Foffo padre, parlando con gli inquirenti, è categorico: «Mio figlio Roberto mi ha assicurato di non aver chiesto denaro a nessuno. Neanche io gli devo nulla. I nostri rapporti si sono interrotti con la chiusura dell'agenzia». Inizialmente Valter Foffo, in Spagna per lavoro, è all'oscuro di quelle richieste continue di soldi. Poi il 4 febbraio la situazione degenera. Tripodi vuole mille euro subito e, dopo aver cenato gratis, come al solito, sbatte i pugni sul tavolo e minaccia i presenti: «Vi faccio chiudere». Intimoriti i camerieri avvertono telefonicamente il proprietario. «Qui c'è uno che chiede i soldi? Che dobbiamo fare?». Dalla Spagna Valter Foffo prende tempo: «Lo conosco, io non gli devo nulla. Ma voi dategli quello che chiede». Poi una volta in Italia subito si rivolge ai carabinieri di piazza Dante.

LA CONVALIDA
Quando il carrozziere intorno alle 18 dello scorso giovedì si reca presso il ristorante in via dei Monti di Pietralata per prendere il denaro pattuito, circa 600 euro, ad attenderlo fuori dal locale trova anche i militari, che lo arrestano in flagranza di reato. «Sono dei soldi che dovevo ricevere per un lavoro», ha provato a giustificarsi Tripodi, che ha ripetuto la stessa cosa anche ieri mattina nel corso della convalida dell'arresto. Non venendo, però, creduto. Secondo l'accusa infatti, Tripodi avrebbe costretto Valter Foffo a consegnargli quel denaro «con ripetute minacce, avvenute nei giorni precedenti, di spaccare e incendiare il ristorante, nonché di ammazzare il figlio Roberto». Insomma un'estorsione in piena regola. Per il carrozziere il pm d'aula Andrea Iolis aveva chiesto la custodia cautelare in carcere, ma il giudice monocratico ha disposto l'obbligo di firma, in attesa dell'inizio del processo. L'ennesima sventura giudiziaria per la famiglia Foffo, le cui preoccupazioni sono tutte orientate sul processo di secondo grado, che si è appena aperto, nei confronti di Manuel.
Marco Carta
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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