Mafia Capitale, il presidente del Consiglio regionale Daniele Leodori: «Mai occupato di appalti Cup»

Mafia Capitale, il presidente del Consiglio regionale Daniele Leodori: «Mai occupato di appalti Cup»
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Giovedì 11 Giugno 2015, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 08:21
«Quelle tre persone che parlano di me, nell'intercettazione su Mafia Capitale, non le conosco. Ripeto: non le conosco».

Daniele Leodori, presidente del consiglio regionale e uomo forte del Pd in provincia, è indicato da alcuni collaboratori di Buzzi - Guarany e Cardarelli - come una sponda per l'appalto del Cup. Un'accusa molto grave.

«Gravissima. Non ho idea perché facciano il mio nome. Io non mi sono occupato mai di quella gara, di questo sono certo».

Però conosceva Buzzi. Ci sono state alcune telefonate tra lei e il grande capo della 29 giugno.

«Ho conosciuto Buzzi nel 1996, quando a Zagarolo la sua coop si occupava per il Comune della raccolta porta a porta. Divenni vicesindaco dopo che era già stato dato l'incarico, nel 2000 venni eletto sindaco e dopo un anno non rinnovai l'appalto, affidai il servizio a Gaia, un consorzio pubblico. La 29 Giugno uscì da Zagarolo».

Dal 2001 non vi siete più sentiti?

«No, mai, fino a settembre 2014 quando abbiamo avuto un contatto telefonico. Mi chiede un incontro, io gli dico che se capita in consiglio posso riceverlo ma non in una determinata fascia oraria, quando non ci sono. Lui viene alla Pisana proprio in quella fascia oraria e non mi trova. Segue un'altra telefonata: lui riceve una chiamata dalla Pisana, mi telefona e mi chiede se è un mio collaboratore, io dico che è una persona che lavora in consiglio e la cosa finisce lì».

Qualcosa salta agli occhi: lei non parla con Buzzi per 14 anni, poi nel 2014 all'improvviso ecco varie telefonate.

«Non è così. Ci sono state 3 telefonate, basta andare a spulciare i tabulati telefonici per avere conferma».

Lei ha chiesto un posto di lavoro per una persona a Buzzi?

«No. Quando mi chiamò per sapere se per caso lo avesse cercato un mio collaboratore, gli chiesi informazioni solo ed esclusivamente sulla procedure di assunzione di un ragazzo che conoscevo. Aveva una condizione familiare molto difficile, disoccupato, con tre figli. Sapevo che doveva sostenere un colloquio, credo, per la 29 giugno, volevo capire come andava».

Non è fuori luogo che chi ha un incarico di responsabilità parli di queste cose con chi concorre ad appalti della Regione?

«Non ho fatto pressioni. Tanto è vero che qualche giorno dopo Buzzi mi inviò un sms per dire che quel ragazzo aveva rinunciato, perché non si trattava del settore su cui era preparato professionalmente. Stop».

Nessun altro contatto con Buzzi?

«Mi chiamò lui un'altra volta, in novembre. Sa che conosco il territorio della provincia, mi chiese se vi fossero stabili in affitto, gli servivano per la 29 giugno, non so se per l'assistenza agli immigrati. Fui sorpreso. Non ho dato alcun seguito né in quel momento al telefono né successivamente e non l'ho sentito più».

M.Ev.

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