Mafia Capitale, caos in Comune ecco gli ispettori: appalti nel mirino

Mafia Capitale, caos in Comune ecco gli ispettori: appalti nel mirino
di Mauro Evangelisti
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Martedì 9 Dicembre 2014, 05:51 - Ultimo aggiornamento: 08:23
Si allontana il commissariamento del Campidoglio, si avvicina l'invio di funzionari del Viminale che aiutino il sindaco a fare pulizia dopo l'uragano dell'inchiesta su Mafia Capitale. Con un'unica controindicazione: l'uragano è ancora in corso.

Per decodificare in anticipo la decisione del prefetto Giuseppe Pecoraro sullo scioglimento del consiglio comunale per mafia, bisogna partire da due frasi. La prima è del sindaco Ignazio Marino: «È evidente che il prefetto deve fare il suo lavoro. Questa mattina ho parlato con Pecoraro e con il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, e sono felice se ci saranno ulteriori approfondimenti perché in questo momento è necessario fare pulizia».



IL MINISTERO La seconda frase è quella pronunciata ieri sera dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano: «Ci deve essere un giudizio tecnico da cui deve nascere la proposta di sciogliere la Giunta comunale, ma sta emergendo un quadro che investe anche amministrazioni precedenti: quella di Gianni Alemanno e anche la precedente». La direzione che si sta prendendo, dunque, non sarà punitiva nei confronti di chi governa oggi il Campidoglio. Questa mattina è il prefetto Giuseppe Pecoraro a Palazzo Senatorio, dove sarà ricevuto dal sindaco Marino. Il prefetto ha ipotizzato tre scenari, dal punto di vista tecnico: scioglimento per mafia, approfondimento con ispettori che visioneranno tutti i documenti sugli appalti, nessuna decisione lasciando lavorare la magistratura.



LE OPZIONI Il primo scenario - lo scioglimento - appare il più improbabile, per due motivi. Uno pratico: nessun esponente della giunta o della maggioranza è indagato per mafia (vi sono indagati, ma per altre ipotesi di reato). Sarebbe paradossale lo scioglimento visto che per associazione a delinquere di stampo mafioso sono indagati solo consiglieri di minoranza (o della maggioranza dell'epoca Alemanno). L'altro politico: azzerare il governo di Roma per mafia sarebbe un terremoto difficile da sopportare, che lancerebbe un messaggio ingestibile all'estero. In mancanza di sviluppi giudiziaria più gravi, allora è possibile che il prefetto (ma in realtà tutto dipenderà da Alfano e dunque da Renzi) opti per una soluzione mediana, che preveda l'invio di funzionari in Campidoglio. Certo, questa soluzione rischia di sovrapporsi con l'operato di Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità anticorruzione già chiamato da Marino per controllare tutte le gare.



Ma in Campidoglio nessuno avrebbe nulla in contrario rispetto a un eccesso di controlli, «meglio abbondare, in questi casi, che rischiare errori di sottovalutazione». D'altra parte lo ha spiegato anche il sindaco: «Io ho già aperto, appena eletto, le porte agli ispettori del Ministero dell'Economia perché controllassero nel dettaglio i bilanci ereditati. Per cui le spalancherei agli uomini della Prefettura». Concorda il giurista Francesco Saverio Marini: «Un provvedimento di accesso ispettivo agli atti potrebbe invece essere un'utile fonte di conoscenze, che non comprometterebbe la funzionalità del Comune e non si sovrapporrebbe all'inchiesta in corso».



LE POSIZIONI Alfio Marchini, favorevole allo scioglimento, ieri a Piazza Pulita ha spiegato: «Nel 2013 denunciai che a Roma si respirava un clima mafioso, omertoso, in cui sembrava che l'importante fosse avere l'amico giusto per ottenere qualcosa. Oggi avverto una profonda ipocrisia: Marino rivendica autonomia nelle decisioni, ma poi ha il suo assessore di punta che è indagato a pieno titolo e il sindaco non sente neanche l'obbligo di dire: scusate ho sbagliato». Si sono schierati per lo scioglimento FI, M5S e Lega dei Popoli con Salvini. Contrario Zingaretti: «Lo scioglimento era l'obiettivo di si organizzava contro l'arrivo di Marino in Campidoglio, visto come garante della legalità e della pulizia».