Delitto Varani, niente sconti per Foffo. I familiari della vittima: «L'ergastolo lo sconteremo solo noi»

Delitto Varani, niente sconti per Foffo. I familiari della vittima: «L'ergastolo lo sconteremo solo noi»
di Adelaide Pierucci
3 Minuti di Lettura
Sabato 23 Giugno 2018, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 20:47

Non si è mai pentito. Ha premeditato il delitto. Ed è perfettamente capace di intendere e di volere, soffre solo di una perversione sessuale, la parafilia. La procura generale è partita da questi tre presupposti per sostenere che Manuel Foffo non merita sconti di pena in appello per l'omicidio di Luca Varani, il ventitreenne de La Storta, attratto nella trappola del Collatino del 4 marzo 2016, e ucciso con cento colpi, tra martellate e coltellate, assieme a Marco Prato, suicida l'anno scorso, all'apertura del processo a suo carico.

Il pg Remo Remus, dopo aver ripercorso più le fasi antecedenti della mattanza che quelle più macabre, ha chiesto ai giudici della I Corte di Assise d'Appello la conferma della condanna di primo grado: trent'anni di carcere. Considerata la scelta del rito abbreviato e in mancanza di reati connessi, l'ergastolo, infatti, sarebbe stato comunque escluso, nonostante la riproposizione dell'aggravante della premeditazione, bocciata in primo grado.ù

IL PIANO
Per il procuratore generale, il piano dell'omicidio emergerebbe da quanto successo nelle ultime quarantotto ore dal delitto, quando durante il festino a due a base di sesso e cocaina, i due amici avviano la scelta della vittima. La ricostruzione con le parole dei protagonisti. Si comincia con il racconto di Giacomo Donati, a cui Prato avrebbe chiesto di portargli «tutti i tranquillanti che hai». Si parte il 3 marzo con l'invito di Alex Marconi, con l'aggancio: «Vieni. Ci sono tanti regali e vodka». Ma il ragazzo respinge le avances. «Mandalo via questo qui, non ci serve», avrebbe detto Prato a Foffo. Per questo subito viene invitato un altro amico, che troverà Prato con tacchi e parrucca. Il giovane però si salva, perché dice di avere un appuntamento con un'amica. L'ultimo invito a Luca Varani, che morirà dopo due ore di torture.

IL SUICIDIO
«Prato ha tentato il suicidio subito dopo il delitto e poi si è ucciso», ha ricostruito ancora l'accusa, mentre Foffo avrebbe scelto una scorciatoia: «Confessare e fingersi incapace di intendere e volere, la via dei vantaggi processuali». Mai un pentimento. Per il pg Foffo non si sarebbe prodigato nemmeno per l'unica cosa che poteva fare, ossia risarcire le parti civili, considerato anche l'agiatezza della famiglia. «L'orrore che ci ha travolto - hanno detto i genitori di Luca Varani - ci ha fatto scoprire che esistono riti che garantiscono troppo gli assassini. Qui l'ergastolo, la cosa giusta, era impossibile. Così la pena a vita la sconteremo solo noi». La sentenza è prevista il 10 luglio dopo la discussione di parti civili e difesa. Il primo a prendere la parola sarà l'avvocato Savino Guglielmi, che assiste la fidanzata di Luca Varani. «Il collegio peritale ha riconosciuto un disturbo della personalità», ha dichiarato per Foffo, l'avvocato Fabio Menichetti, anticipando la linea difensiva: «Bisognerà valutare quanto la patologia abbia inciso sul comportamento dell'imputato. Abbiamo ragione di ritenere che sia stata determinante».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA