Delitto Varani, la perizia su Foffo: «Provò piacere nell'uccidere»

Delitto Varani, la perizia su Foffo: «Provò piacere nell'uccidere»
di Adelaide Pierucci
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Venerdì 1 Giugno 2018, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 15:56

Un sadico sessuale che ha ucciso per perversione, in preda a un «orgasmo omicidiario». Ma anche manipolatore perché rispondendo abilmente ai test psichiatrici sperava di alleggerire la sua posizione giudiziaria. La consulenza su Manuel Foffo firmata dallo psichiatra forense Piero Rocchini, per conto del procuratore generale e depositata davanti alla I Corte di assise d'appello, riscrive la mattanza di Luca Varani e non lascia chance all'imputato. «Non è credibile che Foffo abbia subìto la personalità di Marco Prato, il coimputato morto suicida».



«E va escluso il delitto d'impeto, incompatibile con due ore di sevizie», ha concluso l'esperto rimettendo sul piatto delle accuse la premeditazione esclusa nella sentenza di primo grado che ha condannato l'imputato a trent'anni in abbreviato.

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Come il collegio peritale nominato dalla corte, formato dal medico legale Antonio Oliva, docente alla Cattolica, lo psichiatra Stefano Ferracuti de La Sapienza e il neurologo Marco Molinari della Fondazione Santa Lucia, Rocchini è arrivato alla conclusione che Foffo era in grado di intendere e volere al momento dell'omicidio. Negando però il «disturbo moderato della personalità», ravvisato dai colleghi, e optando invece per «il disturbo sadico sessuale». E negando ancora di più il «disturbo grave della personalità» che inficerebbe le capacità intellettive illustrato per la difesa dallo psichiatra Pietro Pietrini, che ha parlato anche di «atrofia cerebrale» in Foffo.
 

 


I TEST
Foffo si sarebbe mostrato lucido perché nei colloqui e nei test avrebbe seguito sempre una stessa linea logica: scaricare la colpa su Prato. «Subivo la sua personalità e mi ha anche avvelenato con l'Alcover quel giorno», ha sempre ripetuto. «Il suo racconto» ha spiegato quindi Rocchini «è stato costantemente volto a sminuire ogni propria responsabilità, motivando la sua partecipazione ai fatti con una presunta soggiacenza al volere di Prato o agli effetti dell'abuso di cocaina su un cervello che non è come quello degli altri e si è visto alla RM», ha detto lo psichiatra ripetendo le parole di Foffo. Sottolineata anche la fermezza di riportare ogni discorso su quanto di suo interesse per scagionarsi.

Come aveva detto lo stesso Foffo in una intercettazione: «Papà, ascolta. Se io voglio far credere una cosa a loro, ce la faccio». «In Prato», ha invece aggiunto il perito, «semmai si riscontra una fragilità. Tanto che aveva già in passato tentato più volte il suicidio. Ritentato dopo il delitto. E poi effettuato in carcere». «Foffo, invece, ha mostrato in più occasioni, la sua volontà dominante». Vincenzo Mastronardi, psichiatra e criminologo clinico nominato dalla famiglia Varani, ha parlato di programma criminale per il delitto concluso con un «orgasmo omicidiario». «Foffo stesso, il 2 maggio, in fase di perizia», ha detto Mastronardi, «ha rivelato di aver detto ti amo a Prato dopo il delitto e prima di eventuali effusioni». Effusioni negate da Prato («Mi sentivo un cane, non pensavo ad altro»). Manuel Foffo ha assistito all'udienza. Sembrava coinvolto, ma non scosso. I genitori di Luca Varani non lontani. «Mi fa rabbia e dolore vederlo», ha detto Giuseppe Varani, «ha ucciso con piena lucidità nostro figlio. Fa ancora più male».

 

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