Discoteca La Sapienza, pronto un altro party: ma l'ateneo fa saltare la festa clandestina

Una delle postazione per la birra
di Marco Pasqua
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Sabato 12 Maggio 2018, 14:28 - Ultimo aggiornamento: 14:36

Era tutto pronto per il nuovo "festone" abusivo, nel cuore della Sapienza: sei dj, pronti a "riscaldare" il pubblico, a partire dalle 16 di venerdì e fino a notte inoltrata. E questo a tre settimane di distanza dall'ultima festa abusiva: in quel caso l'ateneo non intervenne preventivamente, presentò una denuncia e la Digos fece partire le indagini sull'organizzazione di questo evento clandestino con tanto di ingresso a pagamento (3 euro). Oltre duemila le persone che si presentarono a piazzale Aldo Moro, in quell'occasione, e che, sfruttando un cancello lasciato aperto, si erano ritrovate a ballare sotto la Minerva, tra alcol e marijuana.

Ma ieri sera, quella che poteva essere la cronaca di party abusivo annunciato, ha subìto una brusca frenata, grazie all'intervento della polizia, che ha impedito lo svolgimento della festa. «Alle 16 di oggi l’università ha barricato le entrate non permettendo ai camion con palco, luci e tutta la strumentazione di entrare - ha scritto uno degli organizzatori su Facebook - Ci abbiamo provato in tutti i modi ma l’università e la Digos di zona si sono imposti imponendoci di esprimerci al interno dei nostri spazi senza una motivazione ben precisa». Nel pomeriggio, intanto, era già stata allestita una postazione per la vendita della birra, che ha funzionato per diverse ore.



Un blitz, quello della polizia, che ha provocato la reazione di molti dei giovani antagonisti che sostengono l'appuntamento, che, pur ammettendo di non aver voluto chiedere alcuna autorizzazione per far svolgere la serata («siamo un collettivo di semplici studenti con tante attività e tanti progetti - hanno scritto sui social - e non possiamo permetterci di perdere tempo dietro a pratiche burocratiche infinite»), hanno deciso di spostarlo all'Ex Snia e hanno lasciato intendere di voler far partire future iniziative di protesta contro la decisione dell'ateneo.

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