Casamonica, chi ha sbagliato sul boss. Il prefetto: «Grave», questura nel mirino

Casamonica, chi ha sbagliato sul boss. Il prefetto: «Grave», questura nel mirino
di Valentina Errante e Sara Menafra
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Sabato 22 Agosto 2015, 06:17 - Ultimo aggiornamento: 17:35

ROMA Il giorno dopo il funerale è ancora rimpallo di accuse. E davanti alle immagini del clan, che ostenta il suo potere a Roma, il ministro dell'Interno Angelino Alfano aspetta di ricevere la relazione del prefetto Franco Gabrielli.

L'ammissione di una «sottovalutazione» della vicenda è la premessa: «È successa una cosa grave - dice Gabrielli - l'apparato di sicurezza non ha saputo cogliere i giusti segnali di quel che sarebbe successo». Oggi il prefetto consegnerà al ministro la relazione sulla base dei chiarimenti ricevuti da Questura, Comando provinciale dei carabinieri e Comune di Roma (competente sui vigili urbani). Il quadro sembra essere quello di sciatterie e sottovalutazioni sommate assieme. Con una responsabilità funzionale in più della Questura, competente dell'ordine pubblico assieme al Prefetto. Tanto che il capo della polizia Alessandro Pansa potrebbe avviare un'indagine interna, coinvolgendo anche la Questura, per verificare come siano circolate le informazioni. Troppo presto per anticipare come si concluderà l'istruttoria. Anche se a novembre, quando il Viminale dovrà trovare un sostituto che guidi la Criminalpol dopo il pensionamento di Fulvio Della Rocca, il questore Nicolò D'Angelo potrebbe rientrare nel giro di nomine che poi coinvolgerà anche Roma.

LA CATENA DI INFORMAZIONI

Difficile sostenere che la notizia dei funerali non circolasse.

I carabinieri della Stazione di Ciampino sono stati i primi ad avere l'informazione del decesso di Vittorio Casamonica, detto «Il Re» per la sua capacità di avere relazioni con tutti i rivoli della grande famiglia finita in tante indagini per spaccio di stupefacenti, usura e truffa. Antonio, il figlio ai domiciliari, ha ricevuto la visita di una pattuglia la mattina di mercoledì 19. Sebbene indossi il braccialetto elettronico, i militari lo controllano e due giorni fa avevano notato il capannello di persone dentro e fuori l'abitazione. Una prima segnalazione, che avvisava il comando provinciale, il tribunale di sorveglianza e il commissariato Romanina del fatto che Antonio avrebbe chiesto di lasciare i domiciliari per partecipare alla funzione funebre del giorno successivo, sarebbe partita quasi subito, forse persino preceduta da una telefonata.

LE DUE RICOSTRUZIONI

Sul fax del Tribunale di Sorveglianza, che autorizzava il figlio di Vittorio a prendere parte alle esequie, le versioni sono contrastanti. In Questura c'è chi dice che questa comunicazione non sia mai arrivata e che la Tenenza dei carabinieri di Ciampino abbia girato al commissariato l'autorizzazione del Tribunale solo il giorno dei funerali. Sempre due giorni fa, in mattinata, quando la cerimonia era già in corso (il corteo funebre è partito alle 10) sarebbero stata mandata una comunicazione al commissariato Romanina dalla stazione dei carabinieri di Tor Vergata. Ma all'eventuale ritardo nell'invio delle comunicazioni si sarebbe sommata la carenza delle informazioni “investigative”. Il funerale è stato seguito fin dalla mattina da uomini in borghese che indagano sulla famiglia. Anche questa informazione, però, non è mai arrivata a chi si occupa di ordine pubblico.