Roma, truffa ai Camilliani: sequestrati beni per 1,6 milioni al faccendiere Oliverio

Roma, truffa ai Camilliani: sequestrati beni per 1,6 milioni al faccendiere Oliverio
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Lunedì 12 Maggio 2014, 10:39 - Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 12:15
Appartamenti di pregio e locali commerciali, a Roma, Montalcino e Buonconvento (Siena) intestati a teste di legno, sono stati sequestrati al faccendiere romano Paolo Oliverio, arrestato per la maxitruffa ai Padri Camilliani e il sequestro di persona organizzato per pilotare la nomina di padre Renato Salvatore al vertice dell'ordine religioso.



L'operazione è l'epilogo delle indagini, coordinate da Dda, Procura e Gico di Roma,che avevano portato all'esecuzione, nei confronti dell'uomo, di due ordinanze di custodia.



Secondo il gip Tribunale di Roma i beni sequestrati costituiscono il presunto reinvestimento delle somme indebitamente sottratte all'Ordine dei Ministri degli Infermi Religiosi Camilliani. Paolo Oliverio, rispetto ai 10 milioni che mancano all'appello dalle casse dei Camilliani, ha già ammesso di essersi appropriato, ai danni, soprattutto, dell'ospedale di Santa Maria della Pietà di Casoria, di 3 milioni di euro, parte dei quali (1,6 mln) è stata destinata all'acquisto di prestigiosi immobili nella Capitale e in Toscana.



I fondi che affluivano nella casse del nosocomio campano, a fronte delle prestazioni eseguite in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, venivano girati su conti correnti accesi presso agenzie di credito di Roma e, grazie ad un sofisticato sistema, affluivano nelle casse di società riconducibili al «faccendiere».



Seguendo tali flussi finanziari, le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma sono giunte all'individuazione degli immobili sequestrati. Nel corso degli approfondimenti, i militari si sono imbattuti in un contratto preliminare - stipulato tra Oliverio in rappresentanza di una società a lui riconducibile, e Carolina Lucarini, moglie di Ernesto Diotallevi - inerente alla compravendita di un locale commerciale in via Vittoria a Roma, sequestrato a novembre nel corso dell'operazione "Trent'anni", unitamente ad altri beni mobili ed immobili nella disponibilità di Diotallevi.



Nel comunicato della Guardia di Finanza sull'operazione Codice da Vinci si sottolinea inoltre che,nell'ambito delle operazioni di compravendita immobiliare, «degna di rilievo è la presenza, tra le società utilizzate per schermare l'acquisto degli immobili, di una società rappresentata dalla figlia di Lorenzo Borgogni, ex direttore centrale delle relazioni esterne di Finmeccanica, colpito da provvedimento restrittivo lo scorso marzo 2014 nell'ambito di un'inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli».