IL PRECEDENTE
Budroni era stato condannato davanti a una sezione monocratica del tribunale a due anni e quattro mesi di reclusione perché nel 2010 in uno scatto di rabbia si era appropriato della borsa di un'altra fidanzata e quando i carabinieri andarono a casa per recuperarla trovarono anche una balestra appesa a una parete e il fucile a piombini. E se la condanna dei giorni scorsi a Tivoli sempre per quella carabina è arrivata per decreto penale, quella di Roma era stato disposta dopo un processo di rigore con tanto di testimoni pronti a giurare, la requisitoria del pm, l'arringa dell'avvocato (d'ufficio) e il giudice che si è riservato di formulare la sua sentenza. Infine, a dispetto della morte dell'imputato, due anni dopo era arrivata anche la denuncia per lo strappo della borsetta. Budroni fu accusato di rapina e detenzione delle armi in casa e il processo si era svolto in «contumacia».
L'AVVOCATO
L'avvocato della famiglia Budroni, Fabio Anselmi, già legale dei Cucchi, ha la sua teoria: «Per la morte di Dino Budroni è sotto processo un agente accusato di omicidio colposo. Noi non escludiamo il volontario. Quando è partito il colpo la Focus di Budroni era quasi ferma. Ci dispiace che in una giustizia immersa da un oceano di arretrati si disperdano le energie per processare i morti. La morte estingue il reato». «Piuttosto» è l'appello di Claudia Budroni «si indaghi su chi viola la tomba di mio fratello strappando foto e ricordini, abbiamo presentato già sei denunce».
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