«L’ultima volta quattro giorni fa»: tutti i racconti dei clienti seriali delle baby squillo

«L’ultima volta quattro giorni fa»: tutti i racconti dei clienti seriali delle baby squillo
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 3 Luglio 2014, 00:24 - Ultimo aggiornamento: 00:34
Pensavano di averla fatta franca, di avere superato la tempesta dello scandalo. Invece la sentenza di condanna per Mirko Ieni e per gli altri clienti e sfruttatori del giro dei Parioli li ha di nuovo catapultati in una realtà che volevano dimenticare. Per parlare con loro, basta scorrere la lista dei numeri che sono agli atti del processo.



«Al telefono non si comportavano come due professioniste - racconta oggi uno dei tanti uomini che ha contattato le due ragazzine - Non volevano mai fissare appuntamenti, avevano fretta di concludere. Mi dicevano: dobbiamo fare tutto oggi, al massimo entro due ore». Poi si confidavano tanto, troppo. «Anche se non le conoscevo per niente: mi raccontavano dei genitori, professionisti e medici, e mi dicevano che facevano queste cose perché volevano fare la bella vita, andare nei locali, comprarsi borse, occhiali e vestiti firmati».



«Parlavano sempre di sesso, senza peli sulla lingua». Ingenue da un lato, cresciute troppo presto dall’altro. «Non te lo aspetti da una ragazzina, anche se pensi che ha 18 anni. Invece loro erano sempre molto esplicite. Mettevano subito le cose in chiaro: cosa facevano a letto, cosa non facevano e fissavano i prezzi. Erano molto volgari, sono rimasto scioccato. Loro ridevano, dicevano che avevano avuto molti clienti. Che per loro era normale comportarsi così».



«Sì, sono stato in quell’appartamento - dice un altro cliente - C’era una puzza di fumo da asfissia. Le ho beccate su internet, pensavo fosse un bordello. Dovevo incontrare solo una delle due, l’altra era nella stanza, ma di spalle. Non voleva guardarmi, non voleva essere riconosciuta. Mentre stavo con lei il cellulare continuava a squillare, ha fissato un appuntamento con un altro cliente subito dopo di me. Mi ricordo che ha detto: il “regalino” è 150». Lui però giura di essersene andato: «Non ho fatto niente, non era il mio tipo». Ma oggi l’incubo si rinnova. «Non ho dormito per mesi», ammette qualcuno. «Ora l’angoscia è tornata. Forse un prezzo da pagare c’è».



Il seriale. Nella lista dei frequentatori c’è anche chi ancora oggi non ha perso il vizio. Il cliente seriale, che al telefono ti dice: «Le baby squillo dei Parioli? Faccio queste cose in continuazione, non me le posso ricordare tutte». E ammette serenamente: «Mi piacciono le non professioniste, intorno ai 18 anni. Quattro giorni fa sono stato con una, credo avesse 19 anni. Forse meno. Io chiedo sempre l’età, ma può capitare che poi magari 18 anni non li abbiano ancora compiuti. E forse nemmeno 17. Per un periodo riesco a calmarmi, ma poi mi viene voglia. E le chiamo. A volte non ci vado neanche. Le ascolto al telefono, o ci scambio messaggi. Una specie di “rapporto epistolare”, lo chiamo io. Altre volte prendo un appuntamento e le guardo da lontano. Non sempre ci vado a letto». E sono sempre piccole? «Te l’ho detto, mi piacciono quelle di primo pelo».



«Come un gioco». «Per loro sembrava un gioco, non erano serie», ricorda un altro cliente, quasi reclamando un minimo di «professionalità» da due ragazzine di 14 e 16 anni. E racconta: «Avevo fissato un appuntamento, non stavano ancora ai Parioli. Mi avevano detto di aspettarle a piazza Fiume. Io mi sono presentato, ma loro non c’erano. Quando le ho chiamate ero molto arrabbiato, ma loro mi hanno detto che il padre di un loro amico aveva avuto un incidente in auto. Ma era ovviamente una scusa. Sembrava che non prendessero la cosa sul serio, che per loro questo fosse solo un passatempo come un altro».



Le figlie a casa. Al seminterrato di viale Parioli ci andavano tanti padri di famiglia. «Mi ricordo che una volta non sono potuto andare da loro perché dovevo accompagnare mia figlia a una festa», racconta oggi un cliente. E aggiunge: «Questo per ribadire che non sarei mai andato con una minorenne».



Una giustificazione diffusa: «Ho due figlie a casa, non cerco sesso con le ragazzine piccole. Loro dicevano di avere 18 e 19 anni». Nessuno pensa che - anche avessero avuto davvero quell’età - avrebbero comunque potuto essere le loro figlie.
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