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Nato nel 2004 come centro culturale con un'occupazione di un ex convitto a Monti, nel 2006 l'Angelo Mai fu sgomberato dall'allora giunta Veltroni fino all'assegnazione dello spazio in viale delle Terme di Caracalla. Ma non è mai stato definito il canone affitto che andava pagato e quindi questa non è mai diventata una concessione.
«Questa mattina - spiega in una nota l'ufficio stampa del centro - per la terza volta in 14 anni l'Angelo Mai viene sgomberato dal Comune di Roma. Non si tratta di una vicenda penale questa volta, di un'inventata storia criminale, ma di pura burocrazia. Ancora una volta nessuno all'Assessorato alla Cultura ne sapeva nulla. Eppure nell'ultimo periodo sembrava che qualcosa rispetto agli spazi si muovesse. Per questo il sequestro di oggi è sorprendente oltre che gravissimo. Nonostante l'adozione di atti amministrativi con i quali si disponeva un ripensamento dell'intera vicenda degli immobili di proprietà comunale destinati ad uso sociale, sulla base delle sentenze della Corte dei Conti e in attesa del nuovo regolamento, nonostante tutto questo oggi senza alcun preavviso Comune di Roma e polizia Municipale si sono presentati per sgomberare un luogo assegnato». Gli attivisti dell'Angelo Mai chiedono di «differire l'esecuzione del provvedimento in attesa di una pronunzia del Tar in via d'urgenza».
«Apprendo dalle agenzie di stampa che é in corso lo sgombero dell' Angelo Mai da parte degli uffici del Patrimonio di Roma Capitale di cui non ero informato. Alla luce delle informazioni disponibili ritengo necessario la sospensione dell'azione per fare le necessarie e opportune valutazioni», ha detto Bergamo. Poi la sospensione e un nuovo messaggio sulla pagina Facebook del centro che chiude (almeno per ora) la vicenda: «Siamo rientrate e rientrati. Concessa la sospensiva di tre settimane. L'Angelo Mai è aperto!».
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