Narducci, «L'investitore dello chef era contromano»

Narducci, «L'investitore dello chef era contromano»
di Marco Carta
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Giovedì 5 Luglio 2018, 08:18 - Ultimo aggiornamento: 10:39

Fabio Feola, l'automobilista che ha travolto lo scooter dello chef Alessandro Narducci, stava guidando contromano sul Lungotevere della Vittoria. Un nuovo testimone oculare, un ciclista che stava percorrendo quel tratto di strada la notte fra il 21 e il 22 giugno, nei giorni scorsi ha confermato i sospetti degli inquirenti: a causare la morte del giovane cuoco stellato e della sua amica Giulia Puleio, che viaggiava insieme a lui sul motorino, sarebbe stata un'invasione di corsia della Mercedes classe A guidata dal 30enne originario della provincia di Caserta, che rimane indagato per omicidio stradale plurimo.

Per la procura la versione del ciclista è considerata abbastanza attendibile, anche perché si sovrappone a un'altra testimonianza emersa nelle prime ore delle indagini, quella di un anziano residente, che per primo aveva raccontato ai vigili del VII gruppo Appio di aver visto la Mercedes transitare nella carreggiata opposta e travolgere frontalmente l'Sh guidato da Narducci. Il racconto del ciclista, però, conterrebbe anche altri dettagli, su cui gli ora gli inquirenti stanno cercando di fare luce. Il testimone oculare, infatti, non è sicuro che Narducci e la sua amica e collega Puleio indossassero i caschi al momento dell'impatto. Il suo è solo un ricordo confuso, sui cui però gli inquirenti vogliono chiarezza. Anche perché, il ritrovamento dei caschi a decine di metri di distanza dal punto dello scontro, difficile da individuare per l'assenza di segni di frenata, sin da subito aveva fatto sorgere il dubbio che i caschi dei due giovani fossero stati allacciati in maniera corretta prima di mettersi in moto.

LA DEPOSIZIONE
La circostanza, tuttavia, non alleggerisce la posizione di Feola, che lo scorso 26 giugno si era recato spontaneamente dal pm Pietro Pollidori per chiarire la sua posizione: «Ho visto un'ombra e poi un boato. Non stavo correndo e non ho invaso la corsia», aveva detto il giovane revisore dei conti, spiegando di non aver effettuato alcuna manovra azzardata con la sua auto. E soprattutto di non essersi messo al volante ubriaco: «Avevo bevuto solo un bicchiere di vino». Il trentenne subito dopo l'incidente era stato ricoverato al policlinico Gemelli in codice rosso, senza essere sottoposto all'alcool test dei vigili urbani. Per questo solo l'esito dell'esame tossicologico, atteso nelle prossime settimane, potrà fare luce sulle sue reali condizioni quella notte. Intanto, gli amici di Narducci, dopo aver affollato la parrocchia di santa Maddalena di Canossa, in via della Lucchina, per i funerali dello scorso 27 giugno, hanno annunciato una nuova iniziativa in ricordo del giovane chef: una merenda in suo onore che si terrà il prossimo 22 luglio, ad un mese dalla morte, alle cantine di Cantone nel comune di Parrano, in provincia di Terni, il suo paese d'origine. Un'occasione per stare insieme, come sarebbe piaciuto al giovane allievo e collega di Heinz Beck: «Ognuno porta qualcosa: in teglia, in pentola, su vassoio, in bottiglia... andrà bene tutto, in questa merenda per sorridere tutti ad Alessandro Narducci».
 

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