Roma, via Nazionale contro il tram: «Non lasciate i lavori in corso». I timori per il progetto di stop al cantiere per tutto il Giubileo

E i residenti temono l’impatto acustico: «Avremo stridii e vibrazioni continue»

Roma, via Nazionale contro il tram: «Non lasciate i lavori in corso». I timori dal progetto di stop al cantiere per per tutto il Giubileo
di Fernando M. Magliaro
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Venerdì 25 Agosto 2023, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 09:44

«Non possono lasciarci per i mesi del Giubileo con i lavori in corso»: Massimo Bertoni, proprietario di un negozio storico in via Nazionale e presidente di Federmoda, è letteralmente un fiume in piena contro l’opera spinta solo dalla lobby di sinistra dei tram. «Le attività commerciali non ragionano sui tempi biblici del Comune. Questi pensano di aprire il cantiere ad aprile, chiuderlo a novembre e poi riaprirlo a gennaio 2026: ma hanno idea di cosa vuol dire un cantiere aperto e non finito per due anni? Si possono usare i bus elettrici che Atac sta già acquistando».

Giubileo, il tram in via Nazionale non sarà pronto in tempo: i lavori termineranno nel 2027. Fedeli a piedi


A via Nazionale il contestato tram Termini-Vaticano-Aurelio, il Tva, proprio non va giù.

Anche con la rimodulazione dei tempi (cantiere diviso in due parti, da aprile a novembre 2024 la prima; da gennaio a giugno 2026 la seconda per la sola tratta da Termini a piazza Venezia) formalizzata dalla commissaria straordinaria, Maria Lucia Conti, che sconfessa le inattendibili previsioni iniziali del Comune. «Noi siamo assolutamente contrari all’opera in sé che riteniamo sbagliata come soluzione di mobilità: fallita dove è stata riproposta. E assolutamente non possiamo permetterci di avere un cantiere che rimane aperto per anni. Bisogna smettere con i progetti che calano dall’alto in nome di ragioni politiche e ideologiche e che non tengono in alcun conto le realtà imprenditoriali e produttive e i residenti», è ancora più duro Valter Giammaria, presidente di Confesercenti. Insomma, il mondo delle imprese è compatto: dal punto di vista della mobilità l’opera è sbagliata. E il cantiere non è assolutamente sostenibile per le imprese di via Nazionale e del centro storico. 


UNANIMITÀ 
«Noi siamo consapevoli dei rischi di un cantiere simile. Conosciamo il Comune: ammesso che chiudano davvero lo scavo, sarà la solita toppa. Dove passano decine di autobus l’ora. Pensa che disastro verrà fuori», dicono Sofia e Giorgia, addette alle vendite, davanti al negozio di calzature Bata. 
«La crisi di via Nazionale - dice Antonello, commesso di lungo corso di via Nazionale all’uscita del negozio Tezenis - è iniziata prima quando venne chiusa la fermata metro di Repubblica che è la porta di accesso a via Nazionale. Poi, chiusero anche Barberini e Spagna, finendo per tagliarci fuori. Poi il Covid. Ora ricominciamo a respirare ma i danni sono stati elevatissimi».


I numeri sono impietosi: il 40% dei negozi di via Nazionale ha le saracinesche abbassate, un numero enorme per quella che una volta era una grande via dello shopping di classe. «Dopo il Covid, qui abbiamo avuto il cantiere per i sampietrini che è durato un’infinità di tempo», ricorda Misha, commesso di origini ucraine da Alcott: «Se ora aprono di nuovo un cantiere così pesante che rimarrà per mesi, durante il Giubileo, non so quanti negozi potranno andare avanti». 


SFIDA
La sfida almeno al rinvio post conclusione dell’Anno Santo è lanciata non solo dai commercianti ma anche dai residenti: «io sto qui sopra - dice Franco, indicando delle finestra su via Nazionale all’incrocio con via Milano - e vorrei un po’ di pace: questa strada ha vissuto uno sconvolgimento dopo l’altro, ora anche questo tram: ma possibile che in Campidoglio non riescano a sentire la ragione di chi qui ci vive? Noi il tram non lo vogliamo: non vogliamo le vibrazioni, le frenate stridule». «E le promesse del Comune che questo tram sarà diverso, che sarà silenzioso. Ma pensano che abbiamo l’anello al naso? Dimostrassero prima di essere in grado di dare a Roma tram silenziosi dove già esistono. Invece chiunque ce l’abbia sotto casa si lamenta delle stesse cose: rumore, sobbalzi, incidenti», incalza Francesca, la moglie di Franco. 
 

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