«Non possono lasciarci per i mesi del Giubileo con i lavori in corso»: Massimo Bertoni, proprietario di un negozio storico in via Nazionale e presidente di Federmoda, è letteralmente un fiume in piena contro l’opera spinta solo dalla lobby di sinistra dei tram. «Le attività commerciali non ragionano sui tempi biblici del Comune. Questi pensano di aprire il cantiere ad aprile, chiuderlo a novembre e poi riaprirlo a gennaio 2026: ma hanno idea di cosa vuol dire un cantiere aperto e non finito per due anni? Si possono usare i bus elettrici che Atac sta già acquistando».
A via Nazionale il contestato tram Termini-Vaticano-Aurelio, il Tva, proprio non va giù.
UNANIMITÀ
«Noi siamo consapevoli dei rischi di un cantiere simile. Conosciamo il Comune: ammesso che chiudano davvero lo scavo, sarà la solita toppa. Dove passano decine di autobus l’ora. Pensa che disastro verrà fuori», dicono Sofia e Giorgia, addette alle vendite, davanti al negozio di calzature Bata.
«La crisi di via Nazionale - dice Antonello, commesso di lungo corso di via Nazionale all’uscita del negozio Tezenis - è iniziata prima quando venne chiusa la fermata metro di Repubblica che è la porta di accesso a via Nazionale. Poi, chiusero anche Barberini e Spagna, finendo per tagliarci fuori. Poi il Covid. Ora ricominciamo a respirare ma i danni sono stati elevatissimi».
I numeri sono impietosi: il 40% dei negozi di via Nazionale ha le saracinesche abbassate, un numero enorme per quella che una volta era una grande via dello shopping di classe. «Dopo il Covid, qui abbiamo avuto il cantiere per i sampietrini che è durato un’infinità di tempo», ricorda Misha, commesso di origini ucraine da Alcott: «Se ora aprono di nuovo un cantiere così pesante che rimarrà per mesi, durante il Giubileo, non so quanti negozi potranno andare avanti».
SFIDA
La sfida almeno al rinvio post conclusione dell’Anno Santo è lanciata non solo dai commercianti ma anche dai residenti: «io sto qui sopra - dice Franco, indicando delle finestra su via Nazionale all’incrocio con via Milano - e vorrei un po’ di pace: questa strada ha vissuto uno sconvolgimento dopo l’altro, ora anche questo tram: ma possibile che in Campidoglio non riescano a sentire la ragione di chi qui ci vive? Noi il tram non lo vogliamo: non vogliamo le vibrazioni, le frenate stridule». «E le promesse del Comune che questo tram sarà diverso, che sarà silenzioso. Ma pensano che abbiamo l’anello al naso? Dimostrassero prima di essere in grado di dare a Roma tram silenziosi dove già esistono. Invece chiunque ce l’abbia sotto casa si lamenta delle stesse cose: rumore, sobbalzi, incidenti», incalza Francesca, la moglie di Franco.