Blitz degli agenti di polizia nel Canapa shop di via Nazionale, davanti alla Questura: denunciato il titolare, vendeva infiorescenze proibite e prodotti contenenti il principio “cbd”, il cannabidiolo, dagli effetti piscotropi, divenuto letteralmente fuorilegge dal 22 settembre scorso. Non solo. All’interno della rivendita i poliziotti hanno sequestrato una trentina di boccette e oltre un centinaio di confezioni di infusi e thé con etichettature non conformi. Senza le indicazioni delle conseguenze derivanti dall’assunzione. Campioni dei prodotti sono stati prelevati e inviati ai laboratori dell’agenzia per le Dogane per una più compiuta classificazione, a disposizione dei pm.
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LE ISPEZIONI
Ma i controlli sono partiti a raffica in tutta Roma.
GIRO DI VITE
Il giro di vite segue l’entrata in vigore di un decreto ministeriale approvato addirittura nell’ottobre del 2020 e poi sospeso solo dieci giorni dopo. Improvvisamente, questa estate, sulla Gazzetta ufficiale è stato pubblicato un decreto di revoca della sospensione di allora, così a decorrere dal 22 settembre il cbd è stato a tutti gli effetti bandito dalla vendita. O meglio, anche il cannabidiolo adesso è entrato a fare parte a pieno titolo delle sostanze catalogate nella tabella “B” del testo unico sugli stupefacenti, alla stregua di altre sostanze e farmaci che creano dipendenza e con effetti psicotropi. Motivo per cui non è più concessa la libera vendita.
Piuttosto, così come avviene per gli psicofarmaci, dovrebbe essere venduto solo in farmacia dietro la presentazione di una ricetta medica irripetibile ed essere successivamente riposto in armadietti chiusi a chiave. E non, dunque, da dietro il bancone di un negozio qualsiasi. Per questo il titolare del canapa store è stato denunciato penalmente in base all’articolo 73 del Dpr 309/90 (Testo unico sulla droga) per la vendita e detenzione ai fini commerciali di farmaci iscritti in tabella, senza autorizzazioni. È stato quindi sanzionato amministrativamente anche per le decine di infiorescenze e le foglie di canapa rinvenute in thé e infusi, dal momento che per il confezionamento di cibi e bevande è, invece, consentito dalla legge solamente l’utilizzo dei semi di canapa.
LE INFORMAZIONI
Sui preparati venivano riportate informazioni ritenute dagli investigatori non corrette e fuorvianti, come preparato «antinfiammatorio» o «antidolorifico». Come fossero camomilla. Invece avrebbero dovuto quantomeno indicare i possibili effetti negativi per le donne in gravidanza, così come anche per alcune categorie, quelle dei tassisti o degli autisti dei bus che, se sottoposti a controlli, oltretutto rischierebbero di risultare positivi al droga-test. Di fatto, si tratta di uno dei primi sequestri in Italia dopo l’entrata in vigore del decreto del 2020. Una direttiva del Ministero dell’Interno, esaminata al tavolo tecnico della Prefettura, impone ora controlli in larga scala anche agli uffici della Squadra mobile e alle squadre di polizia giudiziaria dei commissariati.
I RICORSI
Verifiche che la polizia amministrativa sta già eseguendo. Anche il Campidoglio sta valutando se e quali autorizzazioni con Scia rilasciare a nuove e vecchie rivendite. Il rischio per il Comune è quello di andare ad autorizzare la vendita di sostanze illegali. Infine, le inchieste imporranno alla Camera di Commercio di verificare l’opportunità o meno di ritirare interi lotti di prodotti dal circuito della vendita. Intanto i canapa store finiti nel mirino degli inquirenti annunciano ricorsi. Sulla cannabis light è di nuovo battaglia.
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