Minacce e insulti pesantissimi nei confronti degli agenti della Polizia locale incaricati di controllare le autorizzazioni per il commercio ambulante. Vere e proprie azioni di ritorsione, con merce gettata in mezzo alla strada, urla e denunce presentate in Procura. Comportamenti che ora costano al re degli ambulanti romani, Augusto Proietti, una condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione. Condannato anche il figlio Claudio: per lui il giudice ha disposto un anno di carcere, con sospensione della pena.
IL PROCESSO
Un processo nel quale gli imputati erano più di venti e in cui venivano mosse contestazioni anche molto più pesanti, come quella, per il sovrano delle bancarelle, di avere organizzato e diretto una vera e propria associazione a delinquere, in grado di garantire a lui e ai suoi "sodali" il monopolio del commercio su strada, conquistato a suon di reati: dalla truffa al falso, fino alle minacce.
LE ACCUSE
Ma veniamo ai capi di imputazione per i quali c'è stata la condanna. Negli atti della Procura si legge che Augusto e Claudio Proietti «minacciavano, opponevano resistenza e offendevano l'onore e il prestigio di personale della Polizia Locale», intervenuto il 13 gennaio 2016 per effettuare controlli delle autorizzazioni di vendita ambulante, «al fine di far omettere il compimento di un atto d'ufficio». In particolare, Augusto sarebbe entrato all'interno dell'area interessata dal sequestro, delimitata dagli agenti tramite un nastro, ostacolando le operazioni, gettando in strada la merce e urlando: «Siete una banda di ladri! Mi avete rotto, siete solo buoni a rubare. Ce l'avete sempre con me, domani monto di nuovo il banco e voglio vedere se avete il coraggio di sequestrarmi di nuovo tutto». E ancora: «Ti denuncio, giuro sui miei figli, ti chiederò il risarcimento danni di almeno 50mila euro». E rivolto al figlio: «Quando li arresteranno faremo una grande festa».