Francesco, bambino disabile di Roma allontanato dalla parrocchia. La mamma Paola: «Mi ha sussurrato all'orecchio “nessuno mi vuole”»

Il caso in zona Prati, lo sconforto della mamma: "Mi hanno detto che non erano in grado di contenerlo"

Francesco, un bambino disabile allontanato dalla parrocchia di Prati. La mamma Paola: «Mi ha sussurrato all'orecchio “nessuno mi vuole”»
di Martina Stella
5 Minuti di Lettura
Giovedì 25 Maggio 2023, 11:18 - Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 09:03

«Quello che è successo a Francesco non si deve ripetere. Nessuno ha la minima idea di ciò che possono aver scatenato in noi genitori quando, con le lacrime agli occhi, ci ha sussurrato all’orecchio: a me, non mi vuole nessuno». Finisce così la lettera di Paola, mamma di un bambino di 8 anni affetto da ADHD di tipo combinato con deficit dell’attenzione e iperattività (motivo per il quale è portatore di Legge 104/92 ndr). Escluso, allontanato, messo all’angolino da un gruppo scout di Roma (quartiere Prati) che prima lo ha accolto e poi “rispedito al mittente” come se fosse un “pacco pericoloso” e troppo complicato da gestire. Il dito è rivolto verso la Parrocchia del Sacro Cuore di Cristo Re, in Via Podgora 8. Verso chi dovrebbe essere la casa di tutti. Soprattutto dei più fragili.

Il primo anno trascorso con gli scout AGESCI Roma8

«Francesco, dopo qualche naturale incertezza iniziale, si è dimostrato alquanto entusiasta di frequentare il gruppo di bambini, con infinita gioia mia e di suo papà» racconta Paola. «Alla prima riunione, unitamente al versamento della quota annuale, io e mio marito abbiamo fornito ai responsabili del gruppo le certificazioni che attestano le difficoltà di nostro figlio. È facilmente immaginabile la nostra soddisfazione quando, la scorsa estate è riuscito a fare il primo campo per ben 7 giorni lontano dalla sua famiglia. Per lui è stata un’esperienza unica. Non faceva che raccontare le sue scoperte, i giochi e cosa più importante, l'interazione con altri coetanei. Tra le figure di riferimento, Francesco si sentiva in perfetta sintonia con Akhela. Un assistente dai modi dolci, pazienti, diventata in tempi brevi il suo punto di riferimento». Tutto bello, fin quando l’inizio del secondo anno ha segnato in Francesco una regressione dal punto di vista dell'umore, ma soprattutto della serenità raggiunta.

Bimbo maltrattato dalla maestra all'asilo. «Inseguito, preso a schiaffi e messo a testa in giù»: insegnante sospesa 4 mesi

L’allontanamento dal gruppo

Nel giro di poco tempo, ormai quasi un mese fa, l’organico è stato cambiato. La precedente collaboratrice è stata sostituita da un altro ragazzo che, malgrado fosse stato messo a conoscenza delle problematiche di Francesco, non ha compreso il tipo di approccio di cui necessita la patologia. «A seguito di ogni riunione che si teneva il mercoledì e il venerdì dalle 18.30 alle 20.20 - riprende la mamma - venivo puntualmente subissata di lamentele circa il disturbo che il bambino arrecava con la sua irrequietezza, nonché il modo di esprimersi a detta loro “poco consono”. Ho percepito in modo inequivocabile che qualunque cosa succedesse, Francesco ne fosse il capro espiatorio». Poi due settimane fa, una doccia fredda. Gelida, per chi come Paola, si ritrova già sola a dover fronteggiare tutte le difficoltà del caso, con uno stato che spesso non aiuta. «Di punto in bianco il capogruppo mi ha comunicato che il bambino non avrebbe fatto più parte dei “lupetti” in quanto non erano in grado di contenerlo, né si sentivano di seguirlo ancora. È stato un colpo basso.

Principalmente per Francesco, che avrebbe dovuto rinunciare ai giochi, agli amichetti, alle esperienze fuori casa. Ma anche per noi genitori che alla notizia, abbiamo letto nel suo sguardo la delusione e il grande dispiacere».

La denuncia di Paola e il danno psicologico vissuto da Francesco

Essere affetto da ADHD non significa avere uno scarso quoziente intellettivo, tutt'altro. Ogni sentimento che si manifesta a seguito di un evento, viene vissuto da questi bambini in modo totalizzante: la tristezza si trasforma in depressione, la gioia in euforia, il dolore in devastazione. Per questo il danno arrecato ad un bambino di 8 anni non può e non deve passare inosservato. «Siamo ragionevolmente coscienti che questo comportamento può indurre coloro che hanno una scarsa cognizione della patologia a temere per l'incolumità dei propri figli. Tuttavia, siamo certi che un'adeguata informazione può aiutare a gestire questi ragazzi meno fortunati di altri, senza dover tradire le loro aspettative. Queste creature non hanno colpa né responsabilità sui loro comportamenti e la ferita che si rinnova ogni qualvolta vengono allontanati non fa che aumentare la loro frustrazione e la loro inadeguatezza. Se non si dispone degli strumenti per ospitare un bambino con determinate difficoltà - conclude Paola - lo si deve ammettere con sincerità e lealtà. Anche se comporta la rinuncia della quota annuale». Non c’è scusa, non c’è attenuante. Specialmente quando solidarietà, empatia ed inclusione dovrebbero essere le parole chiave in storie come questa. Francesco è uno ed unico a modo suo, ma non è un caso isolato. Sono mille, migliaia i bambini che come lui soffrono terribilmente per questo trattamento. Per una società come la nostra, che nel 2023, purtroppo ancora non è capace di comprendere e gestire certe situazioni. Ma poi ci sono le mamme, come Paola, che fortunatamente non smetteranno mai di combattere per ingiustizie come questa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA