Fori Imperiali, Carandini contro il restyling: «Roma è un grande museo, così sembrerà Disneyland»

L’archeologo: «La gente va istruita, non resa più stupida»

Fori Imperiali, Carandini contro il piano del Comune: «Roma è un grande museo, così sembrerà Disnayland»
di Fernando M. Magliaro
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Martedì 11 Luglio 2023, 21:34 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 08:07

«Questa gran mole di turisti, soprattutto dopo il Covid, che si abbatte sulle nostre città deve essere gestita. Non si può pensare che Roma sia una Disneyland. Deve esserci un luogo che spieghi la Roma che non c’è più, cioè la Roma che va dal IX secolo avanti Cristo al XII dopo Cristo. Dal XII secolo in poi Roma c’è tutta: non c’è bisogno di andarla a illustrare, c’è e uno la vede. È la Roma più antica quella che va spiegata». 
Andrea Carandini è fra i più importanti archeologi italiani. A lui si devono gli scavi sul Palatino e una carriera accademica che ha formato tutta la generazione della scuola romana dell’archeologia contemporanea. 

Professore, sembra che lei stia pensando ad un Museo di Roma?
«Il Fascismo cercava di far capire la romanità anche se poi la usava a fini propri politici del tutto sbagliati.

Penso al grande plastico di Roma imperiale del Gismondi che oggi è all’Eur, un grande atto “democratico” per far capire com’era Roma. Da quell’epoca non è stato fatto più niente. Serve rilanciare la cultura: noi concepiamo dei musei non per spiegare le città ma solo per esporre statue e pitture. È sbagliato: le città non sono fatte di statue e sculture. Non possiamo vivere solo di statue e sculture. La città è un organismo che va raccontato, soprattutto una città come Roma».

Di fatto, lei ipotizza per Roma quel che il Musée Carnavalet è per Parigi. 
«O che il museo di Londra è per Londra, quello di Amsterdam per Amsterdam, quello di Berlino per la Germania. Tutta l’Europa racconta le proprie città, addirittura le proprie nazioni. Noi non lo facciamo. È un ritardo culturale pazzesco». 

Il progetto dei Fori del Campidoglio va in questa direzione?
«No. Questo progetto, fosse stato pure il più bello e intelligente del mondo, andava accompagnato dalla creazione di un vero Museo di Roma: se manca il luogo della spiegazione, la gente non capisce nulla. E continua a farsi il selfie e ad andare avanti come pecore. Così è assurdo». 

Il Comune pensa di usare i Fori come un’area per installazioni di arte contemporanea.
«Questa idea è un po’ ridicola: per attualizzare l’antichità noi ci mettiamo delle opere d’arte contemporanee. Ma è stupido pensare di attrarre i giovani mettendo i blue jeans a La Bohème di Puccini. Non è questo il modo per avvicinare i giovani. I giovani si avvicinano istruendoli e non istupidendoli: vanno ai Fori attratti forse dall’opera moderna ma non sanno dove sono. È la conoscenza che rende le cose attraenti». 

Invece?
«Noi abbiamo una missione civilizzatrice e cosmopolitica che è quella di istruire e spiegare al resto del mondo come è nata la civiltà occidentale, quali erano i suoi valori fondanti, quali abbiamo conservato e quali abbiamo accantonato. I nostri musei non raccontano minimamente né la città antica né la moderna dove, però, almeno ci cammini in mezzo. La Roma antica e quella dell’alto medioevo sono invece da spiegare».

Nel progetto è previsto un “archeotram”. 
«Ma che cosa vuol dire l’archeotram? Le pare che un tram possa spiegare la Roma antica? Chiamare un tram “archeo” non è che lo renda culturale: resta un tram. Chi ci sta sopra, cosa ne capisce di quel che vede? Questo è populismo, gabbare il popolo rendendolo felice: “andiamo a vedere lì perché c’è il nuovo tram archeologico”. Che invece di chiamarsi 48 si chiama archeologico».

Invece il Museo di Roma quale funzione avrebbe?
«La città è come un organismo che si muove: com’era Roma prima dell’incendio di Nerone? E dopo il 64? A Londra, al Museo di Londra, si capisce com’era la città prima del grande incendio del 1600. Al museo di Berlino c’è la storia di tutta la Germania, dall’epoca romana alla caduta del Muro. Le città da sole non parlano: hanno migliaia di anni di storia. Metà dei quali sono ignoti. Le città vanno spiegate. Invece, è tutto molto inadeguato, non c’è visione».

In che senso?
«La visione urbanistica dovrebbe avere di base una visione culturale. Freud venne a Roma e la conosceva perché l’aveva studiata. Oggi si vive nel “presentismo” come gli animali che non hanno passato e vivono in un eterno presente. Così avremo sempre e solo truppe di gente che attraversa la città, sul tram, a piedi o in bicicletta, senza capire cos’è Roma. Vanno sul Palatino, non capiscono nulla. Nei Fori e non capiscono nulla. Vogliamo spiegare che di fronte al Colosseo c’è la Domus Aurea e che al posto del Colosseo c’era un lago? Dobbiamo dare gli strumenti di comprensione e conoscenza della città. Qual è il fine che ci proponiamo? Di trasmettere la cultura agli altri o lasciarli come bestie che girano sul tram archeologico? Al momento sembra tutto solo un Disneyland attrezzato, una Cinecittà World spostata sotto il Colosseo. I Fori Imperiali non possono essere il “portale” di Roma. Hanno lasciato cadere la parte più culturale del progetto, il Museo di Roma, per concentrarsi sulle cose facili che richiedono meno impegno». 

E quindi?
«Ma non ci vergogniamo di ricevere questi milioni di persone che vengono, brancolano nella nostra città e se ne vanno senza aver capito nulla? L’urbanistica deve essere al servizio di un progetto culturale, non il contrario. Qui abbiamo un progetto urbanistico e basta, un corpo senza cervello». 

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