Roma, preside picchiato all'istituto privato "San Gabriele": aveva sospeso un alunno

Alla violenza ha assistito il fratellino di 8 anni. Valditara: «Ripristinare la legalità»

Roma, il preside picchiato all'istituto privato "San Gabriele": aveva sospeso un alunno
di Federica Pozzi
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Lunedì 25 Marzo 2024, 00:29 - Ultimo aggiornamento: 08:45

Prima gli insulti, poi una violenza inaudita, sotto gli occhi attoniti di grandi e piccoli. Il patrigno di uno studente dell’Istituto San Gabriele, nell’area nord della Capitale, non ha digerito la sospensione del ragazzo che aveva utilizzato un linguaggio volgare in classe, quindi è andato a cercare il preside, Raimondo Pietroletti, e lo ha picchiato davanti a tutti, compreso il figlio di otto anni che aveva portato con sé. È accaduto il 15 marzo nell’istituto cattolico fondato nel 1929 e abbastanza noto nella via Cassia. L’aggressore, che è il compagno della madre del ragazzo, si è presentato a scuola dopo aver saputo della sospensione cercando il preside, in quel momento impegnato in una riunione. Ha fatto una vera e propria irruzione nell’ufficio chiedendo che il provvedimento venisse annullato, il dirigente lo ha invitato a calmarsi ma inutilmente perché la furia dell’uomo si è scatenata contro Pietroletti, facendolo finire in ospedale con 10 giorni di prognosi. Ad intervenire alcune insegnanti della scuola che hanno chiamato i soccorsi e le forze dell’ordine.

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I GENITORI 

«Piangevano il dirigente e il bambino (il figlio di 8 anni che l’aggressore ha portato con sé, ndr)», hanno detto alcuni genitori di altri alunni che hanno assistito al pestaggio mentre prendevano i loro figli a scuola. «So che la famiglia del ragazzo era da tempo scontenta dell’organizzazione scolastica - ha raccontato la mamma di uno studente - ma non è una reazione che può essere giustificata, non si può arrivare così in basso». «Tralasciando il fatto che la scuola è educazione e deve quindi essere libera anche di sospendere, non si può picchiare un uomo di 60 anni in quel modo, che esempio puoi dare ai tuoi figli», continua la donna che spiega come l’istituto sia «frequentato da gente per bene, con classi poco numerose, funziona tutto benissimo e l’aria che si respira è quella di una grande famiglia».

Un episodio arrivato quindi come un fulmine a ciel sereno. «È stato sempre un ambiente tranquillo, ho insegnato lì per diverso tempo e non avevo mai sentito nulla del genere», ha affermato Simona C., professoressa di matematica. È netta un’altra mamma: «Ci deve essere giustizia, per il preside, ma anche per dare un esempio agli studenti. Non può passare il messaggio che chiunque possa entrare e picchiare gli insegnanti». 

LA SOLIDARIETÀ 

Tra i tanti messaggi di solidarietà al preside, descritto da molti alunni come «disponibile e comprensivo», quello del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: «La ferma condanna dell’accaduto e l’augurio, con tutto il cuore, di pronta guarigione al dirigente non bastano perché chi aggredisce un lavoratore della scuola aggredisce l’Istituzione stessa. È mio dovere, come Ministro, portare avanti, con determinazione, come sto facendo quotidianamente, ogni misura utile a ripristinare la cultura della legalità e del rispetto a tutela di tutta la comunità scolastica». Solidarietà anche dal coordinatore di Forza Italia Roma Nord, Stefano Peschiaroli: «Spero che gli inquirenti facciano luce sulla dinamica dei fatti. Aggredire un preside o un’insegnante per aver messo una nota ad un alunno è un fatto grave che va condannato. Episodi di violenza che purtroppo stanno accadendo troppo spesso e hanno anche conseguenze negative nell’educazione delle giovani generazioni». Sulla stessa linea Mario Rusconi, il presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, che ha definito «indispensabili» i provvedimenti annunciati il mese scorso dal ministro in materia di aggressione al personale scolastico, ma che ha anche sottolineato che «i genitori devono iniziare a comprendere che il loro ruolo è quello di esercitare la potestà genitoriale sui figli, collaborare con noi all’educazione ma non intrudere in quelle che sono le nostre competenze professionali». «E se questo non dovesse bastare, credo che multe consistenti a genitori o perfino studenti che abbiano comportamenti fuori dalla norma, potrebbero essere una soluzione. Quando si toccano le tasche il cittadino è più sensibile», ha concluso Rusconi. 

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