Raggi, l’ora della verità. E Marra non testimonia

Raggi, l’ora della verità. E Marra non testimonia
di Valentina Errante
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 24 Ottobre 2018, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 08:32

La speranza degli avvocati di Virginia Raggi diventa realtà: Raffaele Marra non testimonierà al processo che vede la sindaca imputata per falso, in relazione alle dichiarazioni rese all’Anticorruzione sull’iter che, nel novembre 2016, portò alla nomina di Renato Marra a capo della direzione Turismo.

L’ex capo del personale, che solo due giorni fa aveva reso dichiarazioni spontanee al processo parallelo che lo vede sotto accusa per abuso d’ufficio, ha inviato un’email al giudice monocratico che deve pronunciarsi sull’operato della sindaca e ha comunicato di avere cambiato idea. E così, dopo il tira e molla sulla deposizione, e un momentaneo stravolgimento del calendario delle udienze che avrebbe provocato uno slittamento della sentenza, tutto torna come da programma, salvo che l’interrogatorio di Virginia Raggi, previsto ieri, avverrà domani quando potrebbe essere sentito anche il vicesindaco Luca Bergamo. Mentre il verdetto è confermato per il prossimo 10 novembre. La sindaca ha già annunciato che, se venisse condannata, sarebbe pronta a dimettersi, in base allo statuto del Movimento Cinquestelle. Un annuncio che automaticamente investe il Tribunale di una pesante responsabilità politica. 

L’UDIENZA CHIAVE
Domani è il giorno cruciale. Tanto più che, per supportare il pm Francesco Dall’Olio, rispetto a un Tribunale che finora ha incalzato con le domande più i testi della difesa che quelli dell’accusa, sarà in aula anche il procuratore aggiunto Paolo Ielo. Raggi dovrà spiegare come abbia potuto sostenere, in un atto pubblico, di avere agito in assoluta autonomia, mentre il capo del personale svolgeva un ruolo «compilativo», quando all’indomani delle polemiche per la nomina di Renato, lei stessa si era rivolta a Marra per rimproverarlo di non averla informata adeguatamente sulla retribuzione riservata al fratello e per chiedergli di quanto sarebbe stato l’aumento collegato alla promozione.

La promozione di Marra senior aveva comportato un aumento retributivo di circa 20 mila euro lordi all’anno. L’interrogatorio di Raggi arriva dopo l’udienza in cui il commissario Maurizia Quattrone, responsabile dell’anticorruzione della squadra mobile di Roma, ha sostanzialmente ribadito l’impianto accusatorio della Procura. Per il dirigente di polizia, nella vicenda nomine, Raffaele Marra non si limitò a svolgere un ruolo di pura compilazione ma fu «attivo» nell’intera procedura. «In questo ambito Marra è stato un punto di riferimento - ha spiegato la teste - Presidenti di Municipio, assessori e persone che facevano parte degli uffici di diretta collaborazione della sindaca si sono rapportati con lui per fornirgli nominativi di persone di loro gradimento e incarichi che gli venissero assegnati». E del resto che Marra avesse avuto un ruolo centrale nell’incarico assegnato al fratello lo hanno in qualche modo sostenuto anche i testi della difesa, come l’ex assessore al Turismo Adriano Meloni, responsabile del Turismo. 

«SEMPLICE ESECUTORE»
Dal canto suo, la sindaca, anche ieri presente in aula, ha sempre respinto le accuse. Nella lettera che la prima cittadina aveva inviato all’allora responsabile dell’anticorruzione del Campidoglio, Maria Rosaria Turchi, sosteneva che, Marra, sul quale l’Anac adombrava l’ipotesi di un conflitto di interesse, si fosse limitato ad una attività «di mera e pedissequa esecuzione delle determinazioni» da lei «assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali». Circostanza smentita dalle chat, ritrovate appena qualche giorno dopo sul telefono dell’allora braccio destro, finito in manette per corruzione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA