Rieti, la trasumanza diventa bene
immateriale dell'Unesco:
un'ulteriore possibilità di sviluppo
per l'amatriciano ed i territori
colpiti dal sisma

Un momento della rievocazione della Transumanza ad Amatrice
di Marzio Mozzetti
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Mercoledì 11 Dicembre 2019, 18:10
RIETI - Il comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco, riunito oggi a Bogotà, ha proclamato la transumanza patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

L’antica pratica della pastorizia che consiste nella migrazione stagionale del bestiame nel Mediterraneo e nelle Alpi. Una tradizione che affonda le sue radici sin dalla preistoria e si sviluppa in Italia anche tramite le vie erbose dei “tratturi” che testimoniano, oggi come ieri, un rapporto equilibrato tra uomo e natura e un uso sostenibile delle risorse naturali.

Il riconoscimento in provincia di Rieti assume particolare significato perché Amatrice in questi ultimi mesi aveva supportato la candidatura insieme al Molise. Una candidatura che ora aprirà importanti spiragli per il turismo e la conoscenza dell'alto reatino

«Sono particolarmente contento di questo risultato che riconosce e premia il lavoro svolto dal mio capo di gabinetto, il professor Pier Luigi Petrillo, autore del dossier, e dall’ambasciatore d’Italia all’Unesco Massimo Riccardo, che ringrazio per l’impegno profuso nel negoziato internazionale fino alla fine - ha detto il ministro dell’Ambiente Sergio Costa - come ha evidenziato l’Unesco nella sua motivazione, la pratica della transumanza, rispettosa del benessere animale e dei ritmi delle stagioni, è un esempio straordinario di approccio sostenibile per affrontare le sfide poste dalla rapida urbanizzazione e dalla globalizzazione e ha contribuito in modo significativo a modellare il paesaggio naturalistico. La volontà di rafforzare i riconoscimenti Unesco in ambito ambientale è forte da parte del governo».

L'istituzione da parte del ministero dell'Ambiente dei ‘caschi verdi per l’ambiente’, una task force di esperti mondiali con il compito di salvaguardare e promuovere proprio i valori naturalistici dei siti riconosciuti dall’Unesco patrimonio dell’umanità, ha previsto uno stanziamento di 6 milioni di euro in tre anni per supportare le comunità e i territori chiamati a gestirli.
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