L'anno che vorrei. L'elettricista Silvano Ratini: «Mi piacerebbe che i reatini diventassero più sinceri»

L'anno che vorrei. L'elettricista Silvano Ratini: «Mi piacerebbe che i reatini diventassero più sinceri»
di Sabrina Vecchi
4 Minuti di Lettura
Venerdì 30 Dicembre 2022, 00:10

RIETI - Una passione che è diventata lavoro. Difficile poter immaginare qualcosa di più positivo e appagante. Un esempio pratico? L’albero di Natale, tanto per restare al passo con le festività. Per Silvano Ratini, elettricista reatino di 55 anni, una passione che coincide con il lavoro. 
Tanto che proprio gli addobbi natalizi “fai da te” sono stati il suo primo esperimento professionale, più o meno ai tempi delle scuole medie. Ben riuscito, considerati i risultati attuali. Un anno pieno di lavoro per Silvano, senza grandi differenze rispetto al 2021 ma con un costante desiderio di “luce” e rinnovamento, a partire dalle case private. 

Silvano Ratini, come è stato il 2022 e cosa si augura per l’anno che sta per entrare?
«In molti hanno approfittato del Superbonus 110 e hanno fatto impianti nuovi, anche elettrici. Sotto questo aspetto non mi posso lamentare. Il lavoro c’è stato ed è anche ripreso dopo due anni di pandemia davvero brutti sotto questo aspetto e che di fatto avevano quasi paralizzato attività come la mia. Però. Pero qualcosa che va migliorato c’è....»

Però? 
«Il mio furgone superattrezzato è molto più di un ufficio ambulante, e per me diventa prioritario che Rieti sia portata a termine la sistemazione delle strade. In città e nell’immediato circondario si sono troppe buche, io sono di frequente in transito e i trasferimenti poco agevoli ne risentono. Viaggiare con le strade in queste condizioni non è per nulla agevole. Diventa anche una ulteriore spesa da sopportare, quasi una tassa per chi con i mezzi a quattro ruote ci deve lavorare». 

Tuttavia, di cose da apprezzare in questo anno appena trascorso ce ne sono....o no? 
«Certo, ad esempio gli eventi che sono tornati a svolgersi e che hanno visto tanta partecipazione di persone, oppure la festa di Sant’Antonio, per la quale presto spesso il mio aiuto e che quest’anno è stata un po’ l’edizione della rinascita, della voglia di tornare a stare di nuovo tutti insieme». 

Qualcosa da dimenticare dei dodici mesi che stanno per andare?
«Sì, qualcosa.

Un qualcosa che riguarda il mio privato. Da dimenticare c’è in particolare un brutto incidente sulla superstrada per Terni. A maggio, mentre stavo percorrendo l’arteria, mi ha improvvisamente tagliato la strada un’auto che ha fatto inversione. Per fortuna solo pochi danni fisici e tanta, tanta paura. Ma addio furgone. Un danno davvero consistente per la mia attività». 

Tra le cose da ricordare che le hanno procurato molta soddisfazione? 

«Ci sono state un paio di belle soddisfazioni di tipo agricolo-familiare. Con i miei casi abbiamo deciso di fare un piccolo orto in un terreno finora lasciato incolto: per ora abbiamo seminato piselli e fave per la famiglia, ora attendiamo con ansia il raccolto. E poi finalmente, dopo anni di tentativi risultati infruttuosi, abbiamo prodotto un ottimo olio, da alcuni ulivi di un altro piccolo appezzamento di proprietà. Una coltivazione portata avanti con tanto amore: le cose curate con le proprie mani danno sempre una particolare soddisfazione». 

Cosa si augura per l’anno che sta arrivando? 
«Per l’anno nuovo, vorrei tanto che i reatini fossero più sinceri, più diretti. Sotto questo aspetto avremmo tutti da guadagnare qualcosa se miglioriamo».

Soltanto questo o c’è anche dell’altro. Magari di più frivolo?
«Gli addobbi del centro storico, in particolare quelli della piazza principale, non mi piacciono. Sono uguali a quelli dell’anno scorso. Io avrei osato decisamente di più, mi piace cambiare, non esiste che a casa mia non si cambi colore o tipologia di luci di anno in anno: forse, la mia è deformazione professionale. Però un po’ più di fantasia ci vorrebbe eccome, soprattutto in un momento come l’attuale dove un po’ di coloro contribuisce a rendere tutto più sopportabile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA