Compie 90 anni l'attore reatino di Sciuscià che vinse il premio Oscar

Compie 90 anni l'attore reatino di Sciuscià che vinse il premio Oscar
di Sabrina Vecchi
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Sabato 4 Febbraio 2023, 00:10

RIETI - «Mi hanno fatto davvero un bel regalo di compleanno». Compirà novant’anni domani il cantaliciano Rinaldo Smordoni, che fu attore protagonista, insieme a Franco Interlenghi, del film Premio OscarSciuscià” di Vittorio De Sica. Uno dei film più importanti del neorealismo italiano, che tornerà nelle sale cinematografiche da 6 febbraio, restaurato in 4K e distribuito dalla Cineteca di Bologna. Smordoni si recherà con figli e nipoti a vedere sul grande schermo quella sua interpretazione che segnò la storia del cinema italiano.

Smordoni, è emozionato?
«Sì, sono emozionato. Seppur nella vita abbia fatto tutt’altro mestiere, vestire i panni del piccolo Giuseppe, sotto la direzione di De Sica, fu un’esperienza che mi ha segnato per sempre».

Rinaldo Smordoni aveva 12 anni, si era da poco trasferito a Roma con la famiglia, e stava giocando per strada come accadeva negli anni del dopoguerra. Come andò?
«Si fermò un’auto, alcune persone ci chiesero se volevamo partecipare a un film, e ci convocarono l’indomani a via Po. Per noi era un gioco, una cosa diversa dal solito, ci andammo. Al provino c’erano almeno 200 ragazzini».

Smordoni venne scelto subito da Vittorio De Sica. La sua famiglia cosa pensò?
«Allora non avevamo certo soldi o tempo per vedere i film, abbiamo capito solo anni dopo quanto fosse importante quella parte».

Una parte di cui ricorda ancora ogni gesto, in una lavorazione che durò sei mesi.
«Sul secondo protagonista avevano dei dubbi, per cui chiesero direttamente a me di selezionare uno dei ragazzini con cui mi trovavo meglio. E scelsi Franco Interlenghi».

Sono passati 78 anni. Cosa ricorda di quelle giornate?
«Iniziavamo ogni mattina alle 8. Una macchina mi veniva a prendere, poi passavamo a prendere Vittorio De Sica, poi suo fratello Elmo, e si andava sul set. Per me era un gioco, era divertente: ho imparato anche ad andare a cavallo a pelo, senza sella».

E i guadagni?
«Furono pazzeschi per l’epoca e soprattutto per il mio tenore di vita.

Ci pagavano 350 lire al giorno. Era un’epoca molto difficile, l’Italia era distrutta, spesso stavamo fermi perché non si trovava la pellicola».

Cosa ricorda di Vittorio De Sica?
«Era straordinario, gioioso, con la battuta facile. Ci faceva sentire a nostro agio in un modo incredibile e, soprattutto, era capace di farci ridere o piangere a comando, cosa difficilissima per attori non professionisti. Dopo ci portava al bar e ci comprava le caramelle».

Il successo del film cambiò la vita della sua famiglia?
«Mi fermavano tutti per strada con mille domande, poi arrivò l’Oscar, una cosa da non credere. Ma sono rimasto lo stesso, l’ho sempre vissuta come una parentesi».

Ancora qualche film per Smordoni, qualche parte con Gino Cervi. Poi la scelta di cambiare pagina, senza nessun rimpianto.
«Ho fatto l’autista all’Atac per 31 anni, non me ne pento affatto».

Nel 2016, per i 70 anni di “Sciuscià”, la città di Rieti tributò un riconoscimento a Smordoni nel Terminillo Film Festival, mentre nel 2014 è stato uno dei protagonisti del documentario di Mimmo Verdesca, “Protagonisti per sempre”, selezionato per i Nastri d’argento. Nel 2022, 5 minuti di applausi con pubblico in piedi per Rinaldo, al Festival del Cinema ritrovato, che lo ha visto ospite d’onore d’eccezione a Bologna.
«Bei momenti, che mi godo forse più adesso che allora. Dopo “Sciuscià”, rividi De Sica qualche anno dopo alla stazione Termini, ero con la mia fidanzata, che sarebbe diventata mia moglie: mi abbracciò, mi baciò, mi presentò a tutti, fu un momento bellissimo. Mi chiamava Peppino, come il nome del mio personaggio, e mi propose una parte nel suo nuovo film. Ma a me non interessava, allora lavoravo in un’impresa di maioliche, mi volevo sposare, ero felice e non mi pento della mia scelta. Poi ho passato una vita alla guida degli autobus romani: del resto meglio un buon autista che una mezza sega come attore, no?».

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