Sabina Universitas: iscritti da tutto il mondo al corso di Ingegneria in inglese ma le aule sono poche e gli studenti non trovano case in affitto

Sabina Universitas: iscritti da tutto il mondo al corso di Ingegneria in inglese ma le aule sono poche e gli studenti non trovano case in affitto
di Giacomo Cavoli
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Domenica 9 Ottobre 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 16:12

RIETI - Il surplus di domande registrato in queste settimane per l’accesso al corso di Ingegneria per l’edilizia sostenibile, svolto esclusivamente in lingua inglese e con un tetto massimo di 90 posti, riporta a galla le necessità di spazi di studio e di alloggio a favore degli studenti della Sabina Universitas. E intanto per il prossimo anno accademico si pensa all’Asi come soluzione didattica temporanea, in attesa dei nuovi spazi previsti a Rieti. ì

Le difficoltà. Quello che più stupisce è senz’altro la provenienza degli studenti iscritti ad Ingegneria: «I nostri bacini di riferimento sono l’India, l’Iran e i paesi caucasici come Azerbaigian, Kazakistan e Uzbekistan, ma da quest’anno abbiamo cominciato ad avere studenti provenienti anche da Colombia e Argentina e qualche europeo – spiega il professor Giuseppe Sappa, direttore del corso – Il numero elevato di domande si presenta ogni anno. In genere delle 1.200 richieste ne selezioniamo non più di 300 e poi c’è un’ulteriore scrematura legata alle garanzie di capacità economiche che gli studenti devono fornire: al termine della procedura, le ambasciate italiane dei loro paesi rilasciano quindi i visti». 

Perché provengono soprattutto dall’estero e dai paesi che ha citato? 
«La Sapienza si è esposta fin da subito sul mercato internazionale. All’inizio erano in preponderanza indiani e pachistani, in maniera del tutto casuale. Poi esiste probabilmente un principio di passaparola, per il quale gli studenti arrivano a Rieti in base al sentito dire: per noi questa è una gratificazione, perché vuol dire che si trovano bene. Che gli studenti italiani siano una minoranza è forse dovuto al fatto che non hanno ancora pienamente colto l’importanza di un corso di laurea internazionale».
 

C’è difficoltà nel trovare alloggi? 
«Sì. Tra le nostre attività principali c’è l’aiuto nella ricerca di un accomodamento, ma non è facile perché non riusciamo a creare una struttura di accoglienza organica. Ci sono stati vari tentativi anche con il Comune di Rieti che ha dimostrato sensibilità e abbiamo dei borsisti che aiutano gli studenti a trovare alloggio, ma in generale non è facile. C’è anche molta diffidenza da parte di chi affitta: fino ad ora, da parte della comunità reatina non c’è stato il supporto organico del quale avremmo bisogno e molti studenti che si trovano a Roma hanno difficoltà a tornare, perché non trovano alloggi.

La mia è però solo una costatazione e non una critica: anche perché l’impatto degli studenti di ritorno dopo il Covid può essere economicamente e socialmente importante per la città». 

C’è però il progetto del campus universitario al vecchio ospedale. 
«Sì, vedrà probabilmente la luce fra 4-5 anni e c’è anche l’ex Manni di via Garibaldi, che ci dicono che fra qualche mese potrebbe essere pronto. Ma sono cose delle quali aspettiamo la concretizzazione».

Di quante aule usufruisce il corso di Ingegneria?
«Condividiamo gli spazi con i corsi delle professioni sanitarie: a Palazzo Aluffi abbiamo una disponibilità di circa 20 aule, ma quelle con 90 posti a sedere sono solo tre. Per questo stiamo discutendo insieme al Comune per trovare nuovi spazi, perché in prospettiva Palazzo Aluffi potrebbe non essere sufficiente».

L’Asi. Il presidente della Sabina Universitas Antonio D’Onofrio anticipa la soluzione dell’Asi, al nucleo industriale, dove a partire dal settembre 2023 verranno trasferiti parte dei corsi: «Al momento Palazzo Aluffi, insieme a quanto rimasto ai Geometri, è sufficiente per poter ospitare anche gli studenti del primo anno dei nuovi corsi che sono stati avviati – spiega - A settembre 2023 si proporrà invece il problema, perché dovranno insediarsi i secondi anni e altri due nuovi corsi: pertanto c’è l’ipotesi che gli studenti vadano all’Asi, dove dovrebbe partire anche il centro di ricerca. Man mano che a Rieti verranno completate le ristrutturazioni degli immobili disponibili in città, gli studenti torneranno qui». 

In futuro ci sarà la possibilità del nuovo campus? 
«E’ una struttura ottima e il primo stralcio dei lavori è in progettazione. Ma è un’operazione costosa e con le velocità delle procedure pubbliche non vedo una possibilità di realizzazione, almeno per il prossimo anno. Nel frattempo, per supportare la necessità di alloggi, a via del Porto il Consorzio della Sabina Universitas ha preso in gestione dall’Ater un piccolo fabbricato, allestendolo come casa degli studenti. Paghiamo un affitto annuale all’Ater e pensiamo noi sia alle pulizie che al cambio di biancheria».

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