Rieti, La Traviata incanta gli spettatori del Flavio Vespasiano: successo per i protagonisti e l’allestimento di Renata Scotto

Teatro Flavio
di Sabrina Vecchi
2 Minuti di Lettura
Lunedì 26 Ottobre 2020, 00:10

RIETI - La “sera dei miracoli”, l’avrebbe chiamata Lucio Dalla. Perché mentre leggete, i teatri li hanno già richiusi. Ed è anche per questo che non verrà dimenticata La Traviata (nella foto) andata in scena al Flavio Vespasiano sabato per il Reate Festival. Uno spettacolo che aveva il sapore dell’unicum, e non solo perché il teatro riapriva le porte dopo il dissequestro, ma perché si sapeva che avrebbe potuto richiudere. Eppure, non è stato meno bello, anzi, lo è stato di più. I cantanti erano a tre passi l’uno dall’altro anche quando la scena richiedeva vicinanza e passione, ma che importa, in fondo. Strepitosa Rosa Feola nei panni - candidi ed elegantissimi - di Violetta: anima e voce dei suoi e dei nostri timori, paladina della voglia universale di tornare a vivere. Il pubblico reatino, non proprio noto per i grandi slanci, le tributa i giusti e quasi esuberanti onori. Belle le luci, splendidi i costumi, moderna ed essenziale la regia di Renata Scotto, con una scena in pendenza che ha donato profondità e carisma.

Alta qualità per le esecuzioni, molto bravo il baritono Sergio Vitale, un po’ schiacciato dai virtuosismi della protagonista il tenore Leonardo Sanchez-Gonzales: ma non è tempo di critiche.

Gli atti
Al direttore Giovanni Di Stefano, a capo dell’Orchestra sinfonica di Savona, spetta anche il compito di intrattenere gli spettatori, impossibilitati a lasciare il posto tra un atto e l’altro. Appoggiato alla balaustra che separa la platea dal golfo mistico, Di Stefano parla di sentimenti immortali: «Dimentichiamoci di noi stasera, seguiamo la musica, parteggiamo per questi due innamorati». Risuona diverso anche il sentimento del melodramma e alla fine ha parlato per noi anche il letto sfatto di Violetta malata, con le sue rinunce e i suoi colpi di tosse entrati nelle nostre anime attraverso l’eco di un’attualità che due ore di spensieratezza hanno aiutato a sopportare, non certo a dimenticare. È il teatro signori, “dove tutto è finto ma niente è falso”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA