Processo Risorse Sabine, tutti assolti gli imputati accusati di truffa per i corsi di formazione del personale

Processo Risorse Sabine, tutti assolti gli imputati accusati di truffa per i corsi di formazione del personale
di Massimo Cavoli
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Venerdì 28 Ottobre 2022, 11:37

RIETI - Tutti assolti gli imputati del processo Risorse Sabine, la società creata e partecipata dalla Provincia per dare occupazione agli Lsu (dichiarata fallita dal tribunale civile a inizio ottobre dopo anni in liquidazione), finendo per assorbire anche l’altra società Rieti Turismo, accusati di aver utilizzato in modo illecito i fondi erogati dalla Regione, tre milioni di euro tra il 2011 e il 2015, per organizzare corsi di formazione professionale riservati al personale, ma che secondo la Finanza e la procura erano stati certificati con falsi rendiconti e attività di docenza mai svolte o effettuate solo in parte.

La sentenza pronunciata dal giudice monocratico, Carlo Sabatini, ha scagionato l’ex presidente Giovanni Mascioletti «perché il fatto non costituisce reato» (in sostanza, non c’è stato dolo nel suo comportamento), e gli ex dipendenti Baldovino Cattani (Risorse Sabine) e Guido Tariciotti (Rieti Turismo) «perché il fatto non sussiste» – difesi dagli avvocati Raffaele Balacco e Walter Petresca - dai reati di truffa aggravata e falso ideologico, decisione che è andata oltre le richieste del pm Edoardo Capizzi che aveva sollecitato, per il solo Mascioletti, la condanna a sei mesi per truffa. 


Il tribunale, in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza che saranno depositate entro 90 giorni, ha sostanzialmente avvalorato quanto emerso in dibattimento sulla scorta delle deposizioni rese dai testimoni, funzionari provinciali e regionali, e dell’acquisizione di atti inediti. In modo particolare, si è rivelata determinante la testimonianza di Antonio Cruciani, l’ex consulente di Risorse Sabine prima indagato e poi prosciolto in istruttoria, che ha ricostruito le modalità di rendicontazione eseguite applicando le precise direttive impartite dagli uffici della Regione nel corso di riunioni svoltesi a Roma, incontri ai quali parteciparono anche funzionari della Provincia di Rieti dopo il taglio dei fondi deciso in seguito all’entrata in vigore della riforma delle Province e su come recuperare i soldi anticipati per conto della stessa Regione, tanto che la Provincia, in un’occasione, si era vista costretta anche a chiedere e ottenere dal tribunale l’emissione di un decreto ingiuntivo per oltre un milione.

Il pm, pur definendo «fuori legge il mancato svolgimento dei canonici corsi in aula per i lavoratori in presenza del docente, a vantaggio di una procedura denominata “on the job”, attuata durante le attività lavorative secondo un particolare criterio che ha definito irregolare, del quale, peraltro, tutti erano a conoscenza», ha poi puntualizzato che «nessuno (il riferimento è stato per gli imputati ndr) ha tratto un profitto personale da questa situazione in quanto i soldi sono stati effettivamente utilizzati per pagare stipendi e contributi dei dipendenti».

Un passaggio particolare ha, quindi, riguardato la figura dell’ex presidente Mascioletti (difeso dagli avvocati Antonella Aguzzi e Federico Fioravanti), definito «soggetto pressato dalle richieste di sindacati e politici, stritolato da due enti, la Provincia e la Regione, che lo obbligavano a procedere secondo le loro indicazioni», come lo stesso imputato aveva avuto modo di chiarire nel corso dell’istruttoria, chiamando direttamente in causa i due dirigenti della Pisana “suggeritori” del metodo da seguire per regolarizzare i conti, poi indagati in un’inchiesta bis e successivamente rinviati a giudizio in un processo-stralcio ancora alle battute iniziali. 


Il presidente Sabatini ha quindi disposto la trasmissione del fascicolo alla Corte dei Conti, riservandosi di chiarire le ragioni nelle motivazioni della sentenza. 

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