Calciatori assolti dall'accusa di stupro a Belluno. «Quei lividi della ragazza comparsi sedici ore dopo»

La giovane studentessa smentita dalle cartelle cliniche. «E in ospedale scattava selfie»

Belluno, i tre calciatori assolti dall'accusa di stupro. «Quei lividi della ragazza comparsi sedici ore dopo»
di Erica Di Blasi
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Giovedì 18 Gennaio 2024, 06:29 - Ultimo aggiornamento: 06:30

Si sarebbe inventata lo stupro per paura di quello che avrebbero potuto pensare di lei. E, a provarlo, ci sarebbero una serie di comportamenti che poco si sposerebbero con quelli di una ragazza appena violentata, non ultimo il fatto che avrebbe scattato dei selfie al pronto soccorso. E alla fine il tribunale ha assolto i tre calciatori finiti sotto accusa. «Ora posso tornare in Italia, a giocare ma soprattutto a vivere». Santiago Visentin, difensore argentino di livello, classe 99, arrivato dalla Virtus Verona in D fino alla serie B con il Cittadella, il 30 gennaio 2023 era già stato condannato in primo grado a Verona a sei anni di reclusione per lo stupro di gruppo a una studentessa, che stando alle accuse, avrebbe commesso con altri quattro ex compagni di squadra della Virtus Verona dopo una partita. Una sentenza pesante per cui ha presentato appello e a cui poteva aggiungersi anche questa che ha un'accusa ancora più pesante. Visentin era finito sotto accusa con altri due calciatori bellunesi, Federico De Min di 26 anni (terzino sinistro dell'Uc Borgo Valbelluna) e Matteo Verdicchio di 25 (che giocava come centrocampista nell'Asd Nogarè). La pm Roberta Gallego del Tribunale di Belluno aveva chiesto otto anni di reclusione ciascuno. L'accusa era la stessa per tutti: violenza sessuale di gruppo. I tre sportivi avrebbero approfittato di una ragazza il 15 agosto del 2020 durante una festa in villa nella frazione bellunese di Visome. L'assoluzione è arrivata ieri «perché il fatto non sussiste». Per le motivazioni bisognerà attendere ancora novanta giorni.

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LA RICOSTRUZIONE

La denuncia era stata presentata dalla ragazza, che assistita con l'avvocata Cristiana Riccitiello, chiedeva un risarcimento pari a 150mila euro. I fatti risalivano al Ferragosto 2020: durante una festa in una villa, con la classica grigliata, la giovane avrebbe vissuto un film di violenza e paura. «Stai zitta, bastarda», una delle frasi che le avrebbero rivolto. La ragazza, stando al suo racconto, sarebbe stata raggiunta dai tre imputati mentre si era stesa in camera da sola per un malessere, e lì si sarebbe consumata la presunta violenza di gruppo. In precedenza pare avesse già avuto approcci intimi consenzienti con due dei calciatori sotto accusa: quel pomeriggio però, sostiene sempre lei, l'avrebbero «obbligata» contro la sua volontà. «Mi sono arresa solo quando ho capito che non sarei riuscita a fermarli», ha detto in aula, mentre la pm ha aggiunto che «nel momento in cui il rapporto è continuato, gli imputati si sarebbero dati il cambio».
La difesa ha invece sempre parlato di rapporti consenzienti. «Si è inventata tutto». Per il timore della stessa di essere malvista, compromettendosi la reputazione agli occhi degli altri invitati della festa. Lo stesso proprietario di casa, passando davanti alla stanza dove si sarebbe consumata la presunta violenza, avrebbe detto che a suo avviso si trattava di «approcci consenzienti». «Ho sentito il peso della vita di questi ragazzi», ha detto l'avvocato della difesa di uno degli imputati, Anna Casciarri.

GLI ELEMENTI DELLA DIFESA

Inoltre dal pool difensivo, durante le arringhe, sono stati snocciolati una serie di elementi «quantomeno sospetti»: pare che la vittima si fosse scattata dei selfie al pronto soccorso, la sua t-shirt che sarebbe stata intonsa e pulita senza tracce biologiche e una serie di lividi «ritardati» perché non sarebbero stati notati dai sanitari al primo accesso in ospedale, ma a distanza di 16 ore dai presunti abusi. E quelle parole: «Mi sono rivestita e sono andata a rinfrescarmi», che non tornerebbero con una giovane che ha appena subito violenza. «Ne ha raccontate tante di bugie», ha detto l'avvocato Casciarri, ricordando come in pronto soccorso era entrata lucida e orientata, ma alle amiche raccontava che vomitava e aveva avuto una crisi di panico tanto che i sanitari avrebbero dovuto darle dei calmanti. «Ma di tutto questo non c'è traccia nelle cartelle cliniche», dice il difensore. E poi l'avvocato sottolinea: «In moltissime intercettazioni parla dei danni morali, è molto interessata all'aspetto economico».

L'APPELLO

Per Visentin, che ora è in Argentina, si chiude, escludendo l'appello, almeno questo capitolo.
Si attendono invece altre conseguenze per la prima condanna. La Procura Federale della Figc aprirà un fascicolo, acquisirà le carte dal tribunale competente, gli atti di indagine, le motivazioni della sentenza non appena saranno pubblicate e in autonomia potrà sottoporre i giocatori a giudizio. E la mano potrebbe essere "sportivamente" più pesante. Quella sportiva è infatti una giustizia autonoma, non aspetta i tempi di quella penale. Le condanne? Sono pesantissime: dalla squalifica di media-lunga durata fino alla radiazione.

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