Rieti, scuole e ospedali: stop
ad accorpamenti e tagli
per dieci anni

Paolo Trancassini
di Alessandra Lancia
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Domenica 12 Agosto 2018, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 14:04
RIETI - Ricostruzione e tenuta dei servizi, primo piccolo punto a favore della battaglia di Paolo Trancassini (FdI) per una moratoria di dieci anni che esoneri i Comuni del cratere dai tagli su scuole e ospedali. L’ordine del giorno di Fratelli d’Italia per la salvaguardia dei servizi essenziali nei Comuni del cratere, presentato all’attenzione del sottosegretario Laura Castelli (M5S), ha ricevuto il parere positivo del ministero dell’Economia.
Parliamo di ordine del giorno, cioè poco più che la condivisione di un principio: analogo emendamento all’ultimo decreto sul terremoto era stato invece rigettato dalla maggioranza, e quello si – se fosse stato accolto – avrebbe potuto mettere in sicurezza scuole e servizi sanitari locali, messi perennemente a rischio dalla logica dei piccoli numeri. Però, dice Trancassini, è comunque un punto di partenza.

IL PRINCIPIO
«Il principio, assolutamente di buon senso, è che lo Stato non può con una mano stanziare decine di milioni di euro per ricostruire materialmente le scuole nei comuni terremotati e con l’altra chiedere a sindaci e dirigenti scolastici di accordarsi su quali chiudere perché alunni e studenti sono pochi – spiega Trancassini – Eppure questo capitò nel novembre scorso: lo stesso giorno (il 20, ndr) noi sindaci fummo convocati la mattina all’Ufficio ricostruzione per varare il piano di finanziamento delle scuole, il pomeriggio in Provincia per discutere il piano di ridimensionamento scolastico. Una situazione paradossale che noi sindaci conosciamo bene, a Roma un po’ meno. A chiunque la spieghi ti dice che hai ragione, non si può ricostruire scuole e subito dopo chiuderle. Ora col nostro ordine del giorno il governo mostra di condividere questo principio. Spero che per esempio i sindacati in sede di contrattazione sui singoli istituti vi facciano riferimento».

L’OSTACOLO
Perché la moratoria invocata da Trancassini passi serve ben altro, anche perché si tratta di una misura non a costo zero, per la quale vanno trovate le coperture del caso e davvero non sembra questa una priorità del governo giallo-verde. Però temi come questi rimandano al cuore del dibattito (che non c’è) sulla scommessa della ricostruzione in paesi a cui il terremoto ha solo dato il colpo di grazia e sulla cui sopravvivenza (o ripartenza) è lecito avere dubbi. Le scuole possono funzionare da cartina di tornasole: prima del terremoto il plesso di Amatrice resisteva solo in quanto accorpato ad Antrodoco e solo a patto di convogliare su di sé tutti gli alunni e gli studenti del circondario. Ma con la ricostruzione ogni comune dell’area avrà la sua scuola. Peccato non si possano avere per decreto anche i bambini e i ragazzi con cui popolare le classi.
 
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